Volontariato

Istat: allarme rosso sulla condizione dei giovani

Presentato il Rapporto 2009. Il 21% dei giovani è fuori da scuola e lavoro; il 19% abbandona gli studi prima del diploma; il 13% non legge neanche un libro all'anno e il 20% è sottoinquadrato

di Sara De Carli

È stato pubblicato oggi il Rapporto annuale dell’Istat che fotografa la situazione del paese nel 2009.

Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, dopo essere aumentato molto lentamente negli anni Duemila, è diminuito per due anni consecutivi: il reddito disponibile annuo pro capite è oggi inferiore di circa 360 euro rispetto a quello del 2000. Le famiglie italiane hanno ridotto la propensione al risparmio, che nel 2009 ha raggiunto i livelli minimi dagli anni Novanta. La perdita di occupazione ha riguardato soprattutto i giovani che vivono in famiglia, rendendo meno duro l’impatto complessivo della crisi sulle condizioni dei bilanci familiari.

GIOVANI SOTTO UN MACIGNO

E sono proprio i giovani ad uscire peggio dal Rapporto. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, ha riepilogato questi aspetti critici: la presenza di due milioni di giovani che non studiano e non lavorano; un tasso di disoccupazione giovanile salito quasi al 25%; le debolezze del sistema formativo delle giovani generazioni e degli adulti, il quale non solo non fornisce le competenze necessarie per svolgere le attività richieste dalla società della conoscenza, ma conserva le diseguaglianze sociali di partenza; il sottoutilizzo delle risorse femminili; il sottoinquadramento sul posto di lavoro che interessa oltre quattro milioni di persone e configura uno spreco di capitale umano inaccettabile.

«Le tendenze demografiche in atto imporranno alle prossime generazioni in età attiva, cioè ai giovani di oggi, un impegno straordinario e difficilissimo. Da essi dipenderà il nostro futuro», ha detto Giovannini. «Aiutare il Paese a preparare gli anni a venire è altrettanto importante quanto gestire le emergenze attuali: tra i due obiettivi non c’è alcuna contraddizione».

MAGLIA NERA NELL’ISTRUZIONE

Nel dettaglio, il rapporto conta nel 2009 oltre due milioni di Neet-Not in education, employment or training: il 21,2% dei 15-29enni cioè non lavorano e non frequentano alcun corso di studi. Nel confronto internazionale l’Italia presenta un numero di Neet molto elevato.

L’Italia si distingue negativamente nel contesto europeo anche per la quota di early school leavers (giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un diploma di scuola superiore), pari al 19,2 per cento nel 2009, oltre quattro punti percentuali in più della media Ue e nove punti al di sopra del valore fissato dalla strategia di Lisbona.

Il 7,7% degli iscritti a scuole superiori nell’anno scolastico 2008/2009 ha ripetuto l’anno di corso (il 10,3% se si considerano gli iscritti al primo anno), con percentuali più elevate per le scuole a indirizzo tecnico e professionale. Inoltre, il 12,2% del totale degli iscritti al primo anno abbandona il percorso d’istruzione non iscrivendosi all’anno successivo e un ulteriore 3,4% lascia gli studi alla fine del secondo anno. Nel 2009 il 13,2% dei 15-29enni (oltre 1,2 milioni) dichiara di non aver letto neanche un libro in un anno o di non aver mai utilizzato il personal computer (Pc). Le differenze sociali nel conseguimento della licenza media si annullano con l’introduzione dell’obbligo scolastico, mentre nel conseguimento dei titoli superiori continua a pesare una forte diseguaglianza legata alla classe sociale della famiglia di provenienza degli studenti, anche considerando le differenti generazioni.

Dulcis in fundo, si fa per dire, nel 2009 per 16,5 milioni di occupati (72,4%) che svolgono una professione adeguata al livello d’istruzione formale, ce n’è un 20,2% (4,6 milioni di occupati) che è sottoinquadrato. Rispetto al 2004 il fenomeno del sottoinquadramento interessa oltre un milione di persone in più. Quasi la metà dei sottoinquadrati sono giovani di 15-34 anni. In termini relativi, l’incidenza dei giovani che svolgono un lavoro non adeguato al proprio livello di istruzione è pari al 31,0 per cento (+6,8 punti percentuali rispetto al 2004). La maggiore incidenza di sottoinquadrati si registra nelle forme di lavoro meno tradizionali: il 46,9 per cento degli occupati a termine, il 40,1 per cento di quelli in part time e il 30,5 per cento dei lavoratori con rapporti di collaborazione.


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