Mondo

Israele: Sharon vince le elezioni

Record negativo di affluenza alle urne e schiacciante vittoria del Likud. La sorpresa dei centristi dello Shinui

di Paul Ricard

Gerusalemme, 28 gen. – I dati confermano che l’affluenza alle urne nelle XVIesime elezioni legislative svolte oggi in Israele e’ stata la piu’ bassa della storia del Paese. Solo il 68,5% degli aventi diritto (circa 4,7 milioni) si sono recati alle urne. Secondo gli osservatori, la disfatta delle sinistra (Labour e Meretz) e’ dovuta anche alla scarsa partecipazione al voto.
Il primo ministro israeliano Ariel Sharon e la sua destra del Likud hanno celebrato stasera un nuovo trionfo elettorale, che e’ andato al di la’ delle piu’ ottimistiche previsioni della vigilia e ha reso ancor piu’ umiliante il tracollo dei laburisti, tallonati dai centristi laici dello Shinui, che sono ora diventati il terzo partito d’ Israele e l’ago della bilancia per la formazione del nuovo governo. Le elezioni anticipate per la 16/a Knesset sono state pero’ caratterizzate da un astensionismo senza precedenti nella storia d’Israele, che con i laburisti sembra aver soprattutto punito la sinistra del Meretz, il cui leader Yossi Sarid ha preannunciato le dimissioni; ma non i partiti della minoranza araba, che hanno mantenuta inalterata la loro rappresentanza parlamentare. Decisamente preoccupati i primi giudizi di parte palestinese sul voto in Israele. ”Noi palestinesi dobbiamo essere uniti e preparci ad affrontare nuovi momenti difficili”, ha dichiarato il ministro della cooperazione internazionale Nabil Shaath, mentre il portavoce degli integralisti di Hamas, Abdelaziz Rantisi, ha annunciato che ”la resistenza all’occupazione si intensifichera”’ in risposta a ”nuove, pesanti aggressioni”. La schiacciante vittoria del Likud – secondo le ultime proiezioni – si tradurra’ in una maggioranza relativa di 32-36 seggi sui 120 della Knesset (e contro i 19 di quella uscente). I laburisti scendono invece da 25 a 17-19 seggi, praticamente affiancati dai centristi dello Shinui, saliti d’un balzo da 6 a 14-17 seggi, con un sorprendente sorpasso sugli ultraortodossi dello Shas, precipitati da 17 a 9-13 seggi. Le trattative per la formazione del futuro governo ruoteranno attorno alla traduzione politica di questi risultati elettorali del plotone di testa dei partiti israeliani. Riconoscendo la pesante sconfitta, il leader laburista Amram Mitzna ha nuovamente e recisamente escluso l’ingresso del suo partito in un governo guidato da Sharon, come quello entrato in crisi nell’ottobre scorso dopo 19 mesi di vita. ”Ricorderemo ogni giorno che c’e’ un’alternativa a Sharon, che c’e’ un’altra strada. Opereremo incessantemente fino a quando gli elettori non ci rinnoveranno la fiducia, e vi prometto che avverra’ in tempi brevi”, ha detto Mitzna ai seguaci riuniti nel quartier generale laburista a Tel Aviv. Ma, tra i laburisti, ha fatto la sua ricomparsa l’ex premier Ehud Barak, che nel febbraio di due anni fa era stato a sua volta sonoramente sconfitto da Sharon e che proprio stasera ha annunciato in Tv il ritorno alla politica attiva, dopo aver fatto trapelare nelle settimane scorse il proprio dissenso sulla drastica scelta di Mitzna di escludere l’ingresso in un nuovo governo di unita’ nazionale. Trasudando soddisfazione per il risultato del suo partito, il leader dello Shinui, l’ex giornalista Tommy Lapid, ha invece rinnovato la sua proposta per un ”governo laico”, vale a dire per una coalizione Likud-laburisti-Shinui, che segnerebbe una svolta, con l’esclusione dal governo (dopo decenni) degli ultraortodossi dello Shas, l’unica condizione posta da Lapid per entrare in un gabinetto a guida Sharon. Forte del successo del Likud, il premier sembra dal canto suo deciso a tallonare i laburisti per costringerli a cambiare idea, dopo aver piu’ volte manifestato la sua intenzione di ridar vita a un governo di unita’ nazionale. Per stringerli in un angolo, Sharon potrebbe utilizzare la carta di un’eventuale intesa con lo Shinui e altri partiti minori di centro e religiosi, primo passo verso un successivo allargamento del governo ai laburisti, ma alcuni dirigenti del Likud hanno gia’ fatto sapere di essere contrari all’esclusione degli ultraortodossi dello Shas, prezzo di un accordo con Lapid. In alternativa, il premier potrebbe dar vita a un governo con estrema destra e religiosi, ma Avigdor Lieberman, leader dell’ Unione nazionale (7-10 seggi), ha gia’ posto la sua condizione: ”No alla nascita di uno Stato palestinese”, ha ribadito. Su questo versante, Sharon non vuole pero’ avere le mani legate, consapevole che, dopo un attacco all’Iraq, gli Stati Uniti tornerebbero alla carica per l’avvio di una soluzione politica del conflitto con i palestinesi. Tra tutte le formule di governo, quella di una coalizione con estrema destra e partiti religiosi sembrerebbe dunque quella piu’ invisa al premier, che adesso dovra’ cercare di districarsi dalla sua vittoria piena di spine, molto probabilmente con l’ aiuto dello Shinui e confidando che Mitzna torni sui suoi passi oppure venga defenestrato. Ma il calcolo del leader laburista e’ esattamente quello opposto.
Quella odierna e’ stata una ”vittoria storica” per il Likud, ma ”non e’ il caso di festeggiare”. Lo ha affermato stanotte il premier Ariel Sharon, che ha ricordato che su Israele incombono ancora le minacce del terrorismo palestinese, della crisi irachena e della recessione economica. Una ‘Vittoria di Pirro’: cosi’ il quotidiano progressista Haaretz commenta stamane la smagliante vittoria elettorale conseguita dal Likud di Ariel Sharon, che avra’ alla Knesset (Parlamento) 37 seggi, quasi il doppio della legislatura uscente. ”Sharon – nota un editorialista di Haaretz – ha sconfitto i laburisti che comunque erano alla deriva, ha rafforzato il prioprio partito in maniera sensibile, e anche la sua stessa posizione”. ”Con lo spostamento a destra della opinione pubblica e con il crollo delle forze pacifiste – prosegue il giornale – si trova ora di fronte all’incubo di dover dar vita a un governo ristretto ed estremista. Ha perduto la rispettabilita’ che gli dava la collaborazione con il partito laburista e la ‘foglia di fico’ che rivestiva la sua politica di forza”. Analogo il tenore dei primi commenti di Yediot Ahronot. ”Sharon e’ nei guai” titola il giornale piu’ diffuso di Israele. ”Ancora una vittoria del genere, e siamo perduti” rileva la commentatrice politica del giornale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.