Nel mondo arabo è presente un certo scetticismo circa la possibilità che gli Stati Uniti si facciano valere contro Israele per il suo nuovo piano abitativo a Gerusalemme Est. Ovvero, 1.600 abitazioni che potrebbero minare il processo di pace con colloqui indiretti tra israeliani e palestinesi e che gli Washington ha criticato. Oltre a queste critiche, ritengono gli analisti arabi, non potrà succedere alto. E il calo di credibilità che stanno mostrando gli Stati Uniti potrebbe anche mettere in pericolo uno degli altri maggiori obiettivi in Medioriente: unire il mondo arabo contro l’Iran. Secondo l’editorialista del più importante dei giornali arabi ‘al-Sharq al-Awsat’, l’egiziano Walid Abu Murshid, “Israele sta vivendo con il governo di Benjamin Netanyahu una fase di transizione che lo porta ad avere una politica di maggiore indipendenza rispetto a quella degli Stati Uniti”. Per l’analista arabo “questa fase di transizione è evidente non solo nel modo con il quale gli israeliani stanno trattando il processo di pace con i palestinesi, ma soprattutto sulla questione del nucleare iraniano. Il fallimento di Netanyahu nell’accontentare l’amministrazione americana potrebbe rappresentare in futuro il problema principale per la politica in Medio Oriente”. Per questo, secondo Abu Murshid “la decisione di costruire 1.600 abitazioni nuove a Gerusalemme Est rappresenta la volontà di Natanyahu di imporre in modo ufficiale la propria indipendenza decisionale costringendo gli americani a intrattenere rapporti alla pari con il suo paese”.
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