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Israele. Monito Usa: “Sharon, ora basta”

Monito della Casa Bianca: Sharon Aviv ha la mano troppo pesante. Nel frattempo uccisi cinque palestinesi, fra cui un bimbo. Intanto, Israele è paralizzata da un grande sciopero

di Ettore Colombo

Mentre si ingrossa, ancora una volta, il bilancio delle morti in Israele e nella striscia di Gaza, il governo di Tel Aviv incassa uno dei moniti Usa più duro degli ultimi anni. “L’adesso basta” della Casa Bianca, sarebbe giunto a Tel Aviv tramite l’ambasciatore Usa Dan Kurter che lo scorso venerdì ha riferito al premier israeliano Ariel Sharon l’irritazione di Washington per quanto sta accadendo in Medioriente. Il governo di Tel Aviv ha la mano troppo pesante, è il senso del messaggio. E sta esagerando. Per dimostrare la propria buona volontà, sostengono gli Usa, dovrebbe ritirarsi da almeno un paio di città palestinesi, oltre ad accelerare il trasferimento delle somme raccolte da Israele in forma di imposte e dazi doganali, per conto dell’Autorità palestinese. Eppure, il governo di Sharon, non sembra intenzionato ad alleggerire la pression sui Territori. E nella notte, il sangue, è tornato a scorrere. Due palestinesi, tra cui un bambino, sono morti nella striscia di Gaza, a Rafah, durante la demolizione di due abitazioni operate dall’esercito. 25 arabi sono rimasti feriti. Altri due palestinesi sono rimasti vittime del fuoco dell’esercito, questa votla in territorio israeliano, a sud della Striscia. I due, secondo i militari, stavano tentando di entrare nel kibbutz di Kerem Shalom, probabilmente per compiere un attentato contro i coloni. Individuati dai militari hanno tentato la fuga, ma sono stati raggiunti e uccisi. Due borse, che avevano con loro, sono state fatte brillare, ma non vi sono conferme che contenessero armi o esplosivi. Un altro palestiense di 26 anni è stato ucciso, ancora a Rafah da un tiro partito da un tank israeliano. Vicino Jenin invece, stando a fonti gionralistiche arabe, una donna è stata uccisa e due ferite dopo che i soldati hanno aperto il fuoco contro un taxi.

Stato di allerta e città paralizzate dal traffico, oggi in Israele dove, secondo i sindacati, sono stati oltre 140 mila i dipendenti pubblici, comunali e governativi e delle istituzioni nazionali, che hanno scioperato per protestare contro il mancato recupero in busta paga dell’inflazione, che galoppa ora intorno all’8% annuo. Lo sciopero è stato proclamato dopo la rottura delle trattativa fra sindacati e datori di lavoro, per l’impossibilità di raggiungere un’intesa sul recupero dell’inflazione. Le autorità di polizia israeliane hanno reso pubblica la loro ”forte e seria preoccupazione per la sicurezza del Paese” a causa dell’imponente sciopero, perché ”i terroristi potranno approfittare della confusione nelle città per collocare bombe”.

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