Medio Oriente
Israele, l’Europa è sparita dalla scena mediorientale
La comunità internazionale, se ancora si può usare questo termine, ha lasciato che l’estremismo islamista in questi anni prendesse il monopolio di una causa palestinese che ha sabotato quell’autorità nazionale primo embrione di un possibile stato autonomo. La via del dialogo (e del riconoscimento reciproco del mondo arabo e di Israele) è stata spesso abbandonata per l’egoismo dei singoli Stati. E l'Europa...
Due milioni di palestinesi che abitano nella striscia di Gaza sono sotto un assedio totale. Niente cibo, niente acqua, niente energia. Insieme ai raid aerei con bombardamenti, è questa la prima reazione di Israele all’attacco terribile dei terroristi di Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato a Washington per i prossimi giorni un’offensiva di terra. Hamas ha fatto sapere che ucciderà gli ostaggi (fra loro ci sono anche due italiani), ogni volta che i civili saranno bombardati. È una guerra spaventosa dagli esiti imprevedibili. Resa ancora più angosciante dalle tante vittime civili coinvolte. La caccia agli israeliani, casa per casa, nei kibbutz e negli insediamenti, le giovani rapite al rave nel deserto, l’anziana inferma portata via con i kalashnikov sono altrettante istantanee dell’orrore. Un orrore che ricordano rastrellamenti e odio razziale di 80 anni fa. A questi scatti oggi si aggiungono le foto dei bimbi feriti a Gaza, portati di corsa in ospedali che presto non avranno più medicinali e non funzioneranno più. Il terrorismo e la guerra «non portano a nessuna soluzione, solo alla morte», ha detto papa Francesco, invocando una pace che sembra diventata oggi nel mondo una opzione stupida, insensata, poco adeguata.
Eppure le responsabilità sono tante e complesse. La comunità internazionale, se ancora si può usare questo termine, ha lasciato che l’estremismo islamista in questi anni prendesse il monopolio di una causa palestinese che ha sabotato quell’autorità nazionale primo embrione di un possibile stato autonomo. La via del dialogo (e del riconoscimento reciproco del mondo arabo e di Israele) è stata spesso abbandonata per l’egoismo dei singoli Stati. Anche il governo israeliano si è radicalizzato, in una logica del “tanto peggio, tanto meglio”, ignorando le lunghe proteste di una società civile che non si riconosceva nelle scelte di un governo estremista. Oggi l’Europa si ricorda di essere scomparsa dalla scena mediorientale, chiusa nella sua presunta Fortezza, spinta da sovranismi che oggi mostrano tutto il loro limite. Nell’ora più buia la strada del dialogo e della pace è messa a dura prova. Eppure resta la più umana.
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