Cultura

Israele, Jaeger: troppi intralci agli spostamenti di religiosi cristiani

Lo stato di Israele ha imposto nuovi vincoli agli spostamenti del personale religioso di etnia araba in Terra Santa. Il commento di padre David M. Jaeger della Custodia.

di Emanuela Citterio

Il sito Terrasanta.net riferisce di nuovi intralci posti dalle autorità israeliane agli spostamenti del personale religioso di etnia araba in Terra Santa. «Ultimamente, infatti, preti e suore che si trovano a dover varcare la frontiera dello Stato ebraico in uscita rischiano di non potervi far ritorno senza prima aver richiesto un nuovo visto di ingresso presso un consolato israeliano. L’esito della richiesta rimane incerto e la procedura impone comunque mesi di esasperante attesa per il disbrigo delle pratiche».

«Ancora una volta, e per l’ennesima volta, giungono notizie dalla Terra Santa su un’altra «ondata» di rifiuti di visti di ingresso e permessi di soggiorno al personale ecclesiastico e religioso – preti, frati e suore – assolutamente necessario per la vita della Chiesa, dei suoi santuari, delle sue parrocchie, scuole e altre opere religiose e sociali» scrive sul sito Terrasanta.net padre David M. Jaeger, giurista francescano appartenente alla Custodia di Terrasanta. «Come le altre volte, la situazione degenera ulteriormente da un giorno all’altro. Nel momento in cui scrivo, per esempio, l’insieme dei fedeli di rito siro-cattolico a Gerusalemme è privato dell’unico sacerdote designato per celebrare la Messa e gli altri sacri riti per loro. Il sacerdote c’è. È mio ospite a Roma, ma da tempo attende, finora invano, il visto che gli permetta di recarsi al suo posto».

Secondo Jaeger «Si impone la necessità di una normativa, una normativa trasparente, che esponga le legittime esigenze dello Stato e stabilisca l’iter, le procedure per la verifica della «non-pericolosità» dei singoli preti, frati e suore, che la Chiesa ha bisogno di «dispiegare» al servizio dei suoi fedeli. Una dimensione fondamentale della ripetuta crisi è infatti questa: che non esiste tale normativa, non esiste nessuna normativa, nessuna procedura stabile e riconoscibile, eccetto quanto possa forse esistere nei cassetti chiusi o nelle menti impenetrabili di certi funzionari, e che comunque si dimostra sempre di nuovo altamente mutevole».


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