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Israele, il Papa “abbatte” il muro

«È tragico vedere che tuttora vengono eretti muri», ha detto Ratzinger nella tappa di Betlemme della sua visita in Terrasanta

di Stefano Arduini

Il viaggio del Papa in Terrasanta fa tappa a Betlemme dove Benedetto XVI visita il campo profughi di Aida e rilancia la necessità di creare uno stato palestinese autonomo. Lunga intervista del CORRIERE al presidente israeliano Shimon Peres.



“Il Papa: giù quel muro. Stato per i palestinesi”. Per il CORRIERE DELLA SERA è questo il secondo titolo di oggi dopo il caso Alitalia-Malpensa. Il quotidiano riporta fin dalla cover le parole del pontefice in visita al campo profughi palestinese di Aida: «In un mondo in cui le frontiere, è tragico vedere che vengono tuttora eretti muri». E poi: «Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, tutti sanno che non durano per sempre. Essi possono essere abbattuti». Quindi Ratzinger si è rivolto ad Abu Mazen: «La Santa Sede appoggia il diritto del suo popolo a una sovrana patria palestinese». A pag 15 il CORRIERE con Francesco Battistini intervista Shimon Peres sotto il titolo “«Benedetto XVI combatte la religione della violenza”». Così il presidente d’Israele sulle accuse israeliane al papa di esser stato troppo freddo: «Se il discorso all’aeroporto l’avesse fatto a Yad Vashem, probabilmente sarebbe stato tutto diverso. Ma lui ha fatto un discorso forte al suo arrivo e così, il terzo della giornata, è sembrato una ripetizione». La fede: «Oggi il problema non è distinguere fra Stato e Chiesa o fra ebrei, cristiani, musulmani. Serve una netta separazione fra violenza e fede». I cristiani: «C’è un problema in tutto il medio oriente. I cristiani si sono ridotti dal 20 al 2%». La proposta del papa “due popoli in due stati”: «Netanyahu non ho detto nulla. Neanche di essere contro. Ha solo chiesto tempo. Il governo ha sempre sostenuto l’idea d’uno stato palestinese, come il Papa e gli usa. Ora possiamo discuterne.». L’Iran: «Non è un problema nostro, è un problema mondiale». Il Vaticano: «Abbiamo promesso di non confiscare le proprietà. Esattamente come faremmo con le moschee».

LA REPUBBLICA, che apre con il voto di fiducia (“Sì alle ronde, attacco dei vescovi”), in taglio centrale riferisce del viaggio in Terrasanta: “Il Papa in Palestina: il muro è una tragedia”. A Betlemme Benedetto XVI invoca la creazione di due stati indipendenti. La cronaca: «In un mondo in cui le frontiere vengono sempre più aperte, al commercio, ai viaggi, alla mobilità della gente, è tragico vedere che vengono tuttora eretti dei muri… Anche se i muri possono essere facilmente costruiti, noi tutti sappiamo che non durano per sempre, possono essere abbattuti» è il profetico monito del Papa dalla Palestina. Che proseguendo ha espresso la sua solidarietà a tutti i palestinesi senza una «patria permanente». In appoggio intervista a Abraham Yehoshua, grande scrittore israeliano: “Serve un’intesa sui confini aspettiamo le mosse di Obama”. Critico sul viaggio: «Gesù stesso sarebbe stato il maggior antifascista o antinazista se fosse vissuto in quel periodo. Il Papa è nella terra di Gesù e sa perfettamente che cosa era la dottrina di Gesù e la sua missione. Gesù sarebbe stato il peggior nemico di quel che è successo nel periodo nazista, il periodo della tirannia. Ma questo il Papa non lo ha detto». Al di là degli appelli: il problema è trovare un’intesa sui confini e su questo «credo che il Papa possa fare ben poco. Immagino che Obama possa fare di più». Di contro Marco Politi spiega la nuova strategia vaticana in appoggio a quella del presidente Usa: “Solidarietà ad Abu Mazen «Avete diritto a uno Stato».

Il viaggio in Terrasanta anche per LA STAMPA è titolo secondo (in taglio centrale, dopo “Sicurezza, sì anche alle ronde”): “Il Papa a Betlemme «Basta con i muri»”. La sofferenza per Gaza, il basta all’embargo espressi ieri da Benedetto XVI sono riferiti in due pagine, la 10 e la 11. Il viaggio, calibrato con moltissima attenzione diplomatica (tanto che Israele ha chiesto e ottenuto che non parlasse vicino al muro, ma il Papa c’è passato vicino lo stesso), rappresenta un momento importante per la situazione in Palestina e il rilancio del dialogo. L’inviato Giacomo Galeazzi sottolinea come il Papa abbia lanciato messaggi di speranza ma anche chiesto cose concrete (come la fine dell’embargo a Gaza). In una intervista Mustafa Barghuti, ex ministro dell’informazione palestinese si dichiara «felice che si sia recato ad Aida, che abbia potuto constatare di persona come vivono i profughi. Come se non bastasse l’espulsione dalle loro terre di 61 anni fa, sono costretti ad accettare anche la costante presenza di quello che noi consideriamo il Muro dell’Apartheid». Positivo il giudizio del discorso del Papa, anche se «avrebbe dovuto denunciare l’occupazione militare, l’aggressione violenta che gli israeliani praticano contro di noi». Peccato non sia andato a Gaza…

Un richiamo in prima su IL MANIFESTO per la decisa presa di posizione di Benedetto XVI a favore di uno Stato palestinese. A pagina 9 la cronaca della tappa a Betlemme del Papa dell’inviato Michele Giorgi sottolinea le parole di Benedetto XVI nell’incontro con Abu Mazen: «La Santa sede appoggia il diritto del suo popolo ad una sovrana patria palestinese nella terra dei vostri antenati». E si sofferma su uno dei momenti più toccanti della tappa a Betlemme, quando il Papa ha incontrato la delegazione di 48 cristiani palestinesi (le autorità israeliane avevano disposto 93 permessi, ma parte della delegazione è stata fermata al valico di Erez), arrivati da Gaza. Alcuni di loro non uscivano da Gaza dalla Pasqua del 2008. A loro Benedetto XVI si è rivolto così: «Il mio cuore si rivolge particolarmente ai pellegrini provenienti dalla martoriata Gaza: vi chiedo di portare alle vostre famiglie il mio caloroso abbraccio e le mie condoglianze per per le perdite, le avversità e le sofferenze che avete dovuto sopportare». Altro momento importante quello al campo profughi di Aida dove il Papa ha parlato del muro: «I muri si costruiscono facilmente, ma non durano per sempre…i muri possono essere abbattuti». Sul viaggio del Papa anche un commento di Alì Rashid che scrive «stavolta il Papa ha detto parole precise…Non è una chiarezza inutile, tornerà preziosa».

“Una patria per i palestinesi”: ecco le parole del papa che fanno da titolo alla cronaca del SOLE24ORE. L’inviato raccoglie quanto Ratzinger ha detto «il muro come è stato costruito può cadere» e nota che quando vene qui Giovanni Paolo II la separazione non c’era ancora. Forte anche l’appello ai giovani a resistere «a ogni tentazione di ricorrere ad atti di terrorismo» e alla comunità internazionale a «non lasciare soli» i due popoli israeliano e palestinese.

IL GIORNALE mette un richiamo in copertina  che riporta le parole del Papa «I muri si possono abbattere sì a uno Stato palestinese». I servizi sono alle pagine 10 e 11 che apre con una grande foto del Papa al fianco di Abu Mazen che sfila davanti all’esercito. L’inviato Tornielli nella cronaca della giornata di ieri  sottolinea le parole che Benedetto XVI ha rivolto ai giovani «Resistete al terrorismo» e poi ai politici «Gli aiuti umanitari sono essenziali ma la soluzione a un conflitto come questo non può essere che politica». Intervista al cardinal Leonardo Sandri, collaboratore al seguito del Papa commenta certa stampa israeliana che ha definito tiepide le parole del pontefice dicendo: «Sbagliano, il pontefice ha toccato i cuori, è venuto qui da pellegrino , non da politico e ha voluto abbracciare  tutti i cristiani e i fratelli  ebrei e musulmani». Fausto Biloslavo tocca il tema della “Fuga di massa dal Medio Oriente: per i cristiani è rischio estinzione” come recita il titolo poichè «un secolo fa erano un quinto della popolazione,  oggi sono ridotti a un misero 5%. in particolare in 700 mila hanno lasciato l’Iraq e in libano dominano gli Hezbollah».

Il Papa davanti al muro, dove i writers hanno scritto – mani divese e colori diversi – una sola parola: Palestine. È questa la foto con cui apre AVVENIRE, con in sovrimpressione il virgolettato inequivolcabile di Benedetto XVI: «La Palestina sia patria». A pagina 3, un’altra foto eloquente: il papa sullo sfondo e in primissimo piano una bandiera palestinese. Il titolo, ancora, deciso: “Il muro, una tragedia”. AVVENIRE insomma dà ampio rilievo alla forte presa di posizione di Benedetto XVI in favore della soluzione dei due stati e contro il muro: qualcosa che alla vigilia della visita non era affatto atteso né scontato. Nelle sette pagine che il quotidiano della Cei dedica alla visita in Terrasanta (Pellegrino di speranza, recita il logo delle pagine) si riportano tutte le omelie e i discorsi del Papa, scritti – si osserva – con forte consapevolezza politica ma soprattutto «cercando i cuori». La Palestina, ha detto il Pontefice, «non ha bisogno soltanto di nuove strutture economiche e politiche, ma soprattutto di una nuova infrastruttura spirituale capace di galvanizzare le energie di tutti gli uomini e le donne di buona volontà nel servizio dell’educazione, dello sviluppo e della promozione del bene comune». Particolarmente toccante il racconto accanto ai 48 cristiani di Gaza che hanno avuto l’autorizzazione a partecipare alla messa (su 250 richieste): per molti è stata l’occasione di rivedere, seppure per poche ore, i familiari dopo mesi di separazione. A chiudere, un interessante pezzo di Giorgio Bernardelli sulla multietnicità del gregge cristiano in Israele: su 154mila cristiani di tutte le confessioni presenti in Israele, ben 40mila sono cattolici filippini (moltissime badanti), in pratica la maggioranza assoluta dei cattolici in Terra Santa. Una comunità difficile da condurre, dal punto di vista pastorale: il soggiorno degli stranieri in Israele dura al massimo 5 anni e tre mesi. Dopodichè si ricomincia daccapo.


E inoltre sui giornali di oggi:


ABRUZZO
CORRIERE DELLA SERA – L’intervento dello Stato per la ricostruzione dell’Abruzzo è contenuto in un decreto all’esame del senato. La somma stanziata è di 8,5 miliardi. Tra le modifiche approvate si stabilisce che «il contributo dello Stato per la ricostruzione delle case distrutte o danneggiate, o per l’acquisto di un alloggio equivalente, coprirà interamente le spese correnti.

SOLE24ORE – Il SOLE raccoglie i timori degli abruzzesi e spiega chiaramente il rebus dei risarcimenti danni presumibilmente legati alla magnitudo del terremoto. Si erano diffuse infatti voci che volevano la soglia del “risarcimento totale” dei danni da parte dello Stato fissata 6 gradi di magnitudo Richter, e visto che invece il terremoto abruzzese è stato di 5,8 gradi, ecco la paura di non essere risarciti. Niente di vero: i danni e i conseguenti risarcimenti sono legati alla vecchia scala Mercalli – e giustamente, visto che si parla di danni da riparare. In Abruzzo, è la conclusione, il terremoto è stato dall’ottavo all’undicesimo grado della Mercalli, che ha un massimo di 12.


SICUREZZA
IL MANIFESTO – Al tema è dedicata la copertina con la foto dei banchi del Governo in Parlamento e il titolo “Respingenti”, e un sommario che recita “Tre maxiemendamenti con voto di fiducia per zittire il Parlamento, trasformare l’immigrazione in reato, dar via libera alle ronde leghiste e allungare i tempi di detenzione nei Cie. Protesta la sinistra. Dure critiche dei vescovi.

ITALIA OGGI – Nella sezione Primo Piano, il  giornale dei professionisti pubblica un approfondimento sul maxiemendamento votato ieri alla Camera con un focus  particolare sui figli dei clandestini. Lo straniero che non sarà in grado di esibire alle amministrazioni pubbliche la carta e il permesso di soggiorno, non avrà diritto di accedere alle prestazioni scolastiche obbligatorie per i propri figli. E non avrà neppure diritto di accedere alle prestazioni sanitarie previste per gli stranieri non iscritti al servizio sanitario. Secondo l’articolo, il pacchetto sicurezza prevede soprattutto l’introduzione nell’ordinamento penale, del reato di immigrazione clandestina. I clandestini non rischieranno l’arresto ma un’ammenda dai 5 mila ai 10 mila euro. E potrà essere trattenuto dei CiE fino a180 giorni. Aumenta anche il costo del rinnovo del permesso di soggiorno. Varierà tra gli 80 e i 200 euro. E sempre 200 euro dovranno sborsarli tutti quegli stranieri che vorranno sposarsi con un italiano. Su alcune di queste questioni, la Lega Nord era stata battuta in prima lettura al Senato. Ma poi sono rientrate attraverso la finestra del maxi emendamento.Il voto definitivo sul disegno di legge in materia di sicurezza pubblica è previsto oggi.

CRISI
LA REPUBBLICA – “Sperare in tempo di crisi” è la sintesi dell’intervento del cardinale Angelo Scola (sarà pubblicato sul prossimo numero di Atlantide, quaderno della Fondazione per la sussidiarietà). Interessante analisi su come l’uomo oggi cerca Dio, si inoltra alla ricerca del significato dell’esistenza e allo stesso tempo afferma che le brucianti domande antropologiche sociali e cosmologiche trovano nel «Dio che parla» la via per una feconda ricerca di risposta.

IL MANIFESTO – Interesssante a pagina 2 la corrispondenza di Jordi Mumbru da Madrid sulla fine del sogno spagnolo. Così il titolo “Il fu superZapatero”, e il sommario “Il paese che aveva superato l’Italia annaspa, il leader socialista affronta il più duro dei dibattiti sullo stato del paese con un pacchetto anticrisi”.


RIFUGIATI
IL GIORNALE – La copertina sottolinea l’annuncio del Premier “I rifugiati politici? Identificateli in Libia”. A pag. 2 il titolo è “L’aiuto dell’Onu ai disperati dei barconi: festival, convegni e comunicati stampa”. L’alto commissario  spreca milioni di euro ogni anno, ma non manda nessuno in Africa a fare il lavoro che serve davvero agli immigrati:  verificare chi ha diritto all’asilo politico. La ricostruzione è di Gabriele Villa che cita una serie di numeri: 185mila  sono i dollari spesi per il Refugee film festival, dell’anno socrso in Giappone; 1.169.817.091 sono i dollari ricevuti dall’Onu dai donatori. L’Italia è uno dei paesi più generosi: 26milioni di euro nel 2008. Infine: l’organizzazione nel 1951 , anno di nascita, aveva 51 dipendenti ora sono 6500.

ITALIA OGGI– Nella sezione Primo Piano, si parla di “Respingimenti, modello spagnolo” e sostiene che i respingimenti degli immigrati non sono una specialità italiana. Nel 2006, la Guardia Civil spagnola ha infatti intercettato 3.643 immigrati a bordo di 53 imbarcazioni ma ha anche arrestato 63 organizzatori di viaggio e disarmato 25 organizzazioni dedite all’immigrazione illegale. La Grecia invece, ha arrestato 112 immigrati clandestini. «Nemmeno una parola sulla Guardia Civil di Zapatero che sparava sugli immigrati a Ceuta e Melilla. Accettati migliaia di respingimenti da paesi Eu. Due pesi e due misure solo con l’Italia» scrive Franco Bechis nell’editoriale.



GAY
LA REPUBBLICA – “Fini: «Omosessualità, Italia in ritardo». In occasione del ddl contro l’omofobia (relatrice Paola Concia, Pd) Il presidente della Camera ha ricevuto ieri i rappresentanti delle associazioni gay italiane (ce ne sono anche a destra) e ha dichiarato: «in Italia c’è una scarsa consapevolezza su questi temi dobbiamo colmare questi ritardi, sconfiggere il pregiudizio, la discriminazione la violenza. Ha anche dato consigli: «vi invito a un approccio graduale e non massimalista. Iniziamo a far capire che al centro della questione c’è la dignità della persona umana».Le reazioni – di Vendola, di Luxuria – sono caute ma sostanzialmente positive.


RIMESSE
AVVENIRE – Calano le rimesse in partenza dalla Lombardia, ma non è colpa della crisi. Piuttosto il dato dice di una maggiore integrazione degli stranieri, che invece di spedire i soldi in patria ora usano i loro risparmi per comprar casa qua. Lo dice una ricerca dell’Ismu: le rimesse erano 777 milioni di euro nel 2006, calate un po’ (a 756) nel 2007 e drasticamente crollate nel 2008: 704 milioni di euro.


CALABRIA
LA STAMPA – Reportage dalla Calabria: “Tutti mafiosi accalappiacani compreso”. Azzerato il municipio di Taurianova (15mila abitanti, piana di Gioia Tauro), rinviate le elezioni. Lo scioglimento del consiglio comunale deciso dal ministro Maroni è il secondo (accadde già nel 1991); il commissariamento durerà almeno per 18 mesi perché l’infiltrazione dell’ndrangheta è talmente ramificata da far temere un condizionamento della libertà d’espressione.  Una situazione che ha radici lontane e che già nel 1991 venne affrontata con una certa leggerezza (tanto da far rieleggere i sospettati di allora).


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