Cultura
Islam: S.Egidio, impariamo a dialogare
Il leader della Comunità Riccardi ricorda l'importanza del dialogo con il miliardo di islamici nel mondo. Un seminario a Roma.
Il fatto che i maggiori leader musulmani abbiano condannato a più riprese il terrorismo di matrice fondamentalista «toglie leggitimità religiosa alla violenza» e d’altra parte «è necessario che l’Occidente impari a dialogare con il miliardo di musulmani presenti nel mondo, all’insegna del rispetto e dell’ascolto».
Con queste parole il fondatore della Comunità di sant’Egidio, lo storico Andrea Riccardi, ha spiegato il senso del Summit islamo-cristiano in corso oggi e domani a Roma al termine della sessione mattutina presieduta dall’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e che ha visto gli interventi di auteorevoli esponenti del mondo cristiano e musulmano, fra i quali i cardinali Martini ed Etchegaray e i teologi musulmani Yusuf Al Qadarawi e Abdullah Omar Naassef.
«È per rompere i circuiti chiusi della assolutizzazione delle proprie ragionì», ha sottolineato Riccardi, che la Comunità di sant’Egidio ha intrecciato il dialogo fra mondo cristiano ed Islam culminato con lo storico incontro interreligioso di Assisi nel 1986 e reso piu’ che mai necessario dopo gli attacchi terroristici negli Stati Uniti.
I leader musulmani intervenuti stamane hanno parlato a titolo personale ma sono espressione «di un sentire diffuso nel mondo islamico» e tra i loro pronunciamenti la «forte condanna del terrorismo toglie legittimit à religiosa alla violenza» e questo, ha sottolineato Riccardi, è fra i contenuti ”piu’ significativì’ emersi a Roma.
Quanto all’odio «dell’Islam verso l’Occidente», ha detto Riccardi rispondendo ad una giornalista, «sarà anche vero che l’Islam comunica male con l’Occidente, ma è anche l’Occidente che deve imparare a parlare con un miliardo di persone che fanno capo all’Islam».
A proposito della rappresaglia degli Usa in Asia centrale, per Riccardi «mondo cristiano e mondo musulmano hanno idee differenti su cio’ che significa guerra e fare giustizia e uso della violenza. Quello a cui dobbiamo tendere è la condivisione che la violenza lascia sempre il mondo peggiore di come l’ha trovato. Avere appreso o cominciare ad apprendere questa grande lezione della storia», ha concluso, «è già molto».
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