Cultura

ISLAM. Mons. Ricard: sì al dialogo reciproco

A Bruxelles il vescovo francese ha auspicato una sorta di "Vaticano II" anche per l'Islam

di Redazione

Affinchè il dialogo fra Islam e cristianesimo dia frutti concreti e sia considerato credibile le due fedi devono collaborare nella difesa e nella promozione dei valori umanistici, della dignità della persona, dei diritti umani fondamentali ed e’ dunque necessario che il principio di libertà religiosa abbia valore reciproco, sia valido cioè tanto in Europa come nei Paesi musulmani, cosa che spesso – dall’Algeria, all’Arabia Saudita, alla Turchia – non avviene. E’ quanto ha detto questa mattina il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e vice presidente delle Conferenze episcopali europee, (Ccee), intervenendo alla conferenza europea cristiano-musulmano in corso a Bruxelles. L’incontro si svolge a poche settimane dall’appuntamento che avra’ luogo in Vaticano all’inizio di novembre – il 4 e il 5 – quando i leader islamici saranno ospiti di un meeting interreligioso a Roma con il Papa.

Parlando della laicità dello Stato, principio imprescindibile nei Paesi europei, il cardinale francese si è spinto fino ad auspicare qualcosa di simile al Concilio Vaticano II anche per il mondo musulmano, un processo necessario se l’Islam vorrà inserirsi in modo coretto nella vita democratica dei Paesi europei, il che significa compiere una revisione critica della propria tradizione.

Nel suo intervento mons. Ricard ha ripercorso le varie modalità di convivenza delle religioni e della chiese nei Paesi Europei, sottolineando il percorso complesso che ha portato al moderno concetto di laicità nelle società democratiche, anche se ha distinto fra ”neutralità benevolà’ e ”neutralità ostile” da parte dello Stato verso le chiese. Quindi ha affermato: «Vorrei malgaro tutto sottolineare che questo adattamento della Chiesa cattolica alla società moderna, contrassegnato dalla neutralità dello Stato, non è il risultato di una semplice capacità di adattamento ma è stato accompagnato da un lavoro di riflessione teologica fondamentale che è sfociato nell’insegnamento del Concilio Vaticano II». «Penso, in particolare, – ha aggiunto l’arcivescovo di Bordeaux – al decreto sulla Libertà religiosa e alla parte della Costituzione Gaudium et Spes sull’autonomia rispettiva della Chiesa e dello Stato». «’Io non credo che i credenti di altre religioni – ha aggiunto – possano inserirsi nelle società europee senza fare a loro volta un lavoro analogo, senza rivisitare le loro fonti, l’accesso a queste fonti e a tutta la tradizioni».

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