Formazione

Islam moderato Quanto conta, quanto ci si può fidare?

risponde Mustapha Cherif / «Voi dite che esiste anche un Islam moderato. Non è così: moderato è l’Islam universale». MUSTA-PHA CHERIF, ex ministro dell’Istruzione in Algeria

di Sara De Carli

n Occidente guardiamo l?Islam come fosse un iceberg. Ne vediamo i tre decimi, ma pensiamo sia tutto. E agiamo di conseguenza. Dimentichiamo però che esistono gli altri sette decimi. Il paragone lo fa Mustapha Cherif, ex ministro dell?istruzione dell?Algeria e ora professore di Filosofia politica all?università di Algeri. È a Milano per inaugurare un ciclo di conferenze dell?Ispi, I nuovi pensatori dell?Islam: un?iniziativa che vuole far conoscere in Italia l?Islam aperto e riformista, dando la parola a intellettuali di rilievo. A lui però l?etichetta non piace troppo: «Dite che esiste anche un Islam moderato, evoluto: non è così. Moderato è l?Islam universale, quello delle masse e dei popoli, delle persone semplici. Basterebbe solo avere più occasioni per parlarsi». Vita: Professore, lei sostiene che l?Islam, anziché essere un nemico dell?Occidente è il suo miglior alleato. Perché? Mustapha Cherif: Sento ripetere che l?Islam è una minaccia per l?Occidente, anzi è ?la? minaccia. Il fatto è che alcuni vogliono farci credere che esista un qui e un altrove: non è vero. Siamo tutti nell?unico movimento mondiale. La differenza è un dato di fatto, e armonizzare le differenze è compito non solo dei politici, ma dei singoli cittadini. Per questo dico che l?Islam potrebbe essere un alleato prezioso, perché le sfide che abbiamo davanti sono le stesse per tutti. Tanto più che l?Occidente non è ebraico-cristiano o greco-romano: è ebraico-cristiano-musulmano e greco-romano-arabo. Questa almeno è la nostra storia. Vita: Quali sono queste sfide comuni? Cherif: Il primo rischio che incombe su tutti è quello della disumanizzazione. Una disumanizzazione mondiale. Ormai, sia l?etica abramitica sia la logica greca sono uscite dalle nostre vite. Non è la fine del mondo, forse, ma la fine di un mondo sì. E poi le ingiustizie e le disuguaglianze. C?è un terrorismo dei deboli e un terrorismo dei potenti. Non giustifico il terrorismo, però sono convinto che eliminando le ingiustizie scomparirebbe il 90% del terrorismo. E le cause delle ingiustizie sono politiche. Di fronte a queste sfide, dire che l?Islam è un problema può anche essere vero, ma significa fare lo struzzo, nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere i problemi veri. Vita: Per noi europei combattere la disumanizzazione ha molto a che fare con il diritto, in particolare con i diritti umani. Essi hanno la loro matrice nell?Illuminismo, che l?Islam non ha avuto. Che spazio c?è oggi nell?Islam e nel diritto coranico per i diritti umani? Cherif: Nel Corano sono presenti. Sono addirittura superiori ai diritti divini, sono prioritari. La legge è al servizio dell?uomo, contrariamente a ciò che dicono i fondamentalisti. La differenza rispetto alla tradizione razionalistica occidentale è che non si vogliono contrapporre diritti umani e senso spirituale della vita. Ma anche nell?Islam la libertà è il fondamento dell?esistenza: nessuno ha il diritto di interferire nella libertà dell?altro. Non ci sono vincoli né costrizioni in religione: chi vuole credere, crede; chi non vuole credere non crede. L?uomo e la donna poi sono fondamentalmente uguali, contrariamente a quelle che sono le deviazioni sociali o politiche, e alle letture arbitrarie del Corano: quello che noi rimproveriamo ad alcune correnti occidentali è che con il pretesto dell?uguaglianza rifiutano la differenza. Tutto questo è un falso dibattito, dovuto a tutte le deviazioni sociali che sono state fatte della nostra religione e cultura. D?altronde anche l?Occidente ci manda immagine sbagliate di ciò che è. Ma i diritti umani si trovano al centro dell?Islam, e prova ne è il fatto che l?Islam si è propagato rapidamente dalla Cina alla Spagna: le popolazioni hanno accolto l?Islam come liberazione. Vita: Però noi abbiamo concesso asilo politico all?afghano convertito? Se fosse come dice lei non ce ne sarebbe stato motivo. Cherif: D?accordo, d?accordo (non mi fa neanche finire la domanda, ndr), ma i talebani sono criminali. Il Corano ci dice che chi uccide un solo uomo è come se avesse ucciso l?intera umanità. Nell?Islam solo tre cose sono sacre: la vita umana, la natura, il Libro. La vita umana è superiore a tutto, anche alla legge. Tant?è che se stai morendo di fame, puoi anche mangiare cibi proibiti pur di vivere. E se la vita è sacra, allora la tolleranza nei confronti di ogni altro uomo è naturale. Infatti Islam e pace hanno la stessa radice. Vita: Quindi non si tratta nemmeno di dover scegliere tra due diverse interpretazioni del Corano? Cherif: All?apparenza il Corano è contraddittorio, ma è perché ci presenta la realtà, che è spesso ambivalente, se non contraddittoria. Prendiamo la vita: è a un tempo qualcosa di fondamentale, da onorare, e qualcosa di effimero e passeggero. Se qualcuno sceglie solo l?effimero, rifiuta la vita, e se qualcuno dimentica che la vita passa, anche lui si sbaglia. Il Corano poi è aperto a ogni interpretazione per quanto riguarda la sua realizzazione pratica? Ciò che è scritto è valido in ogni luogo e in ogni tempo, però allo stesso tempo chiede di capirlo e comprenderlo in funzione dell?evoluzione delle cose. Il Corano dice di leggerlo come se fosse rivelato a noi stessi. Quindi io lo devo leggere come se fosse rivelato a me oggi, in questo tempo, in queste condizioni storiche. Non si può prendere un versetto e pretendere che valga alla lettera. Il Corano ci chiede di trovare l?equilibrio. Chiaramente l?estremismo è uno squilibrio. Vita: E cosa dice il Corano sulla libertà? Cherif: Il Corano riconosce la libertà come contestuale all?esistenza. La libertà è il fondamento dell?esistenza, ma la libertà è essenzialmente responsabilità. Dire infatti che siamo liberi significa dire che il cielo non schiaccia la terra, che tutto è relativo tranne l?assoluto, che nessuno ha il monopolio della verità. Libertà quindi significa che io devo riconoscere che ho la responsabilità di me stesso. L?Islam è questo, anche se alcuni vogliono farlo passare per sottomissione e fatalismo. Questa idea della responsabilità e della libertà è anche il motivo per cui l?Islam non ha una chiesa, un rappresentante che abbia il diritto di parlare a nome dell?Islam: tutti hanno il diritto di interpretare il Corano, ma di interpretarlo per sé, non per gli altri. Vita: Perché allora la cronaca ci presenta un Islam così intollerante con chi – al suo interno e all?esterno – fa scelte differenti? Cherif: Io non mi pongo neanche la questione se l?Islam è o non è tollerante: lo è, assolutamente. Però il fatto che io accetto di pormi la domanda è già un passo di apertura. Invece tutti qui parlano di dialogo, ma di dialogo in realtà ce n?è pochissimo. Ci troviamo nell?oblìo e nel non riconoscimento reciproco, nell?intolleranza reciproca, che da alcune parti viene anche manifestata apertamente. La tolleranza non è semplicemente sopportazione, è aprirsi all?altro, capire che l?altro mi è essenziale. E la prima sura del Corano ci ricorda che la creazione non è finita, continua all?infinito. Lo stesso per la rivelazione, che è apertura per eccellenza, è Dio che si apre all?uomo e alla storia. Per questo il Corano richiama all?apertura, ad aprire l?orizzonte: quindi l?Islam è tollerante per sua natura e infatti non si riconosce nel ripiegamento su di sé. Ci sono stati dei momenti storici di intolleranza, quello sì, ma sono momenti, non è un atteggiamento sistematico. È vero, lo ripeto, che oggi ci sono alcune deviazioni sociali e politiche dell?Islam, però da voi sono percepite come se fossero l?Islam in toto. In questo senso è sbagliata la chiusura degli estremisti ed è sbagliata anche la richiesta che ci arriva da parte di alcuni intellettuali, sia europei sia arabi, di occidentalizzarci. Per noi è una spersonalizzazione. E poi non credo che il dialogo debba portare all?affermazione di valori o di dogmi: a mio parere deve ?soltanto? insegnare ad avere una ragione ragionevole. Vita: Islam e democrazia sono compatibili? O questa è già una pretesa occidentale che pensa che i musulmani debbano rinunciare a qualcosa della loro identità per poter diventare buoni cittadini? Cherif: Questa domanda in Occidente me la fanno sempre. Ed è il segnale della forte ignoranza di quella che è la realtà interna dell?Islam. Il Profeta ha lasciato la comunità libera di scegliere chi vuole per governare la città, e questa è la dimostrazione massima, direttamente dalle origini, della possibilità della democrazia all?interno dell?Islam. E poi il Corano insiste moltissimo sulla giustizia, che è l?essenza della democrazia: dice che la giustizia e la pietà sono inseparabili. L?uomo pio, il fedele, non può che essere giusto, se è ingiusto è automaticamente un empio, un infedele. Il musulmano è un assetato di giustizia. Il Corano comanda di opporsi sempre all?ingiustizia, ma precisa: «Siate giusti quando combattete l?ingiustizia, non lasciate prevalere il rancore». Per questo io dico che il terrorismo e l?estremismo sono l?anti Islam, così come l?inquisizione non è cristiana e i gulag non sono coerenti col marxismo. Vita: Com?è allora che noi ci poniamo così spesso la domanda? Cherif: Perché guardando – ancora – alle deformazioni sociali dell?Islam, credete che il Corano confonda la religione con la politica. Gli estremisti dicono che tutto è religioso, come alcune ideologie occidentali dicono che tutto è politica. Sono entrambe false. Tutto non è religioso, tutto non è politico. Oggi la modernità dice che nulla è religioso e nulla è politico, tutto è mercato. È una catastrofe generale? Bisogna costruire un nuovo equilibrio, non confondere la religione e la politica, ma nemmeno metterle ai margini o contrapporle come antagoniste, poiché la vera religione è il senso della vita e la vera politica è il senso della responsabilità. Non confondiamole, manteniamo ciascuna nel proprio orizzonte, altrimenti rischiamo – in entrambi i casi – la disumanizzazione. E poi, a ben guardare, le relazioni internazionali sono le prime ad aver bisogno di essere democratizzate, non le pare? Se vogliamo parlare davvero di democrazia nei paesi arabi dobbiamo mettere in preventivo due direzioni: la democratizzazione delle popolazioni e la decolonizzazione delle relazioni internazionali.


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