Cultura

Islam: c’è un’altra Safya in Pakistan

Zafran Bibi, 26 anni, è stata condannata alla lapidazione per adulterio

di Gabriella Meroni

Condannata alla lapidazione per adulterio, una giovane donna pachistana aspetta in una cella di isolamento nella prigione di Kohat – nel nord-ovest del Paese – una risposta alla sua domanda di grazia. Come Safiya, la nigeriana che dopo lunghe vicissitudini e pressioni della comunita’ mondiale e’ stata assolta, Zafran Bibi, 26 anni, e’ sottoposta alla legge islamica (la sharia) e rischia la morte se la sua istanza non verra’ accolta dalla Corte federale islamica. La condanna a morte e’ stata pronunciata da un tribunale islamico mercoledi’ scorso, e Bibi aveva sette giorni – secondo le regole della sharia, che viene applicata in parallelo con il codice penale pachistano – per chiedere la grazia. Finora pero’ non e’ stata fissata nessuna udienza. La giovane pachistana, che ha partorito una bambina e la allatta in carcere, respinge le accuse di adulterio e afferma di essere stata vittima di uno stupro commesso dal cognato. Secondo il gruppo di difesa delle donne che si adopera per salvare la vita a Bibi, la giovane e’ stata violentata dal cognato mentre suo marito scontava una pena per omicidio. E quando ha denunciato lo stupro il suocero, ”per salvare il figlio”, l’ha accusata di essere l’amante di un altro uomo, con il quale ha rapporti di rivalita’. La polizia da parte sua ha ignorato la denuncia di Bibi. Il direttore della prigione, Mohammad Anwar, ha detto: ”Sara’ uccisa per lapidazione se la corte respinge il suo appello, ma sembra che sara’ assolta”. Nell’ultimo rapporto sulla condizione femminile in Pakistan, Amnesty international afferma che ”la violenza domestica, compresi gli abusi fisici, gli stupri, le aggressioni con l’acido, le bruciature e gli omicidi, sono molto frequenti in Pakistan. E le donne sono vittime di una violenza crescente, che spesso resta impunita.


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