Politica

Isfol forma il “responsabile sociale di zona”

I risultati dell'iniziativa sono stati presentati, a Rieti, nel corso del convegno 'Sistemi locali di welfare e competenze strategiche'.

di Redazione

Sostenere la professionalizzazione dei quadri degli enti locali che svolgono compiti di pianificazione e gestione delle politiche sociali locali. E’ questo il progetto promosso dall’Isfol e supportato dal ministero della Solidarieta’ sociale al quale ha aderito Rieti, dopo Viterbo e Pesaro. I risultati dell’iniziativa sono stati presentati, a Rieti, nel corso del convegno ‘Sistemi locali di welfare e competenze strategiche’. All’incontro, oltre al responsabile della segreteria tecnica del ministero della Solidarieta’ sociale, Mimmo Porcaro, hanno partecipato Antonello Scialdone, dirigente Area Politiche sociali e pari opportunita’ dell’Isfol, Mario Fiorito, direttore dei Servizi sociali della regione Lazio, e Vincenzo Rinaldi, assessore alle Politiche sociali della provincia di Rieti. Nel 2007, in alcune province del Centronord, entreranno nella fase operativa dodici progetti formativi rivolti al ‘responsabile sociale di zona’, promossi dal ministero della Solidarieta’ sociale e realizzati con la regia tecnica dell’Isfol. Compito di questa figura professionale e’ quello di costruire, gestire e valutare l’attuazione del ‘piano sociale di zona’, sostenendo la programmazione pubblica in materia di welfare territoriale, come previsto dalla legge 328 del 2000. Il progetto dell’Isfol nella redazione dei ‘piani di zona’ ha progressivamente interessato il Terzo settore-privato sociale che comprende le associazioni di volontariato e promozione sociale, le cooperative sociali e le imprese non profit. Le amministrazioni locali, infatti, hanno cercato di creare un reale sistema integrato dei servizi sociali improntato ai criteri della sussidiareta’ e della partecipazione. Tra i soggetti piu’ presenti nelle fasi di consultazione ci sono le organizzazioni sindacali (74,3%), mentre in percentuale analoga di casi si registrano vere e proprie forme di coprogettazione che coinvolgono le organizzazioni non profit. Ma non mancano i casi di un coinvolgimento di tutta la cittadinanza. Il 92,1% dei casi analizzati ha utilizzato il ‘piano di zona’ per promuovere e sviluppare nuovi servizi. Il ‘welfare mix’ e’ la modalita’ di attuazione degli interventi e dei servizi programmati in cui si costituiscono forme di partenariato pubblico-privato nella gestione ed erogazione dei servizi sociali, con particolare coinvolgimento delle organizzazioni non profit. Non mancano i casi di totale erogazione pubblica dei servizi, verificatisi pero’ in ambiti sociali di piccole dimensioni o in presenza di numerosi piccoli comuni. Sulla base dei risultati dei monitoraggi condotti dall’Isfol nelle regioni del Centronord, e’ emerso che 399 piani di zona elaborati corrispondono all’86,9% del totale degli ambiti sociali. Nel 79,5% dei casi il territorio dell’ambito sociale corrisponde con quello del distretto socio-sanitario. Per quanto riguarda, invece, la questione degli assetti organizzativi collegati all’elaborazione del ‘piano di zona’, nell’89,7% dei casi indagati la via seguita e’ stata quella dell’attivazione di un’apposita struttura, denominata ufficio di piano o segreteria tecnica. Sotto il profilo della gestione delle risorse umane, l’Ufficio di piano e’ composto soprattutto da personale interno, spesso utilizzato a tempo parziale. Non mancano comunque casi di collaborazioni esterne. ‘Rispetto alle nuove competenze previste dalla riforma dell’assistenza sociale posta in capo ai territori e ai sistemi di economia locale, non c’e’ stata un’offerta formativa ne’ adeguata ne’ di qualita’ tale da essere mirata sulle esigenze degli enti locali”. Non usa mezzi termini Antonello Scialdone, dirigente Area Politiche sociali e pari opportunita’ dell’Isfol. ”Per questo -ha ricordato- abbiamo pensato a un ente di formazione che accompagni lo sviluppo dei territori e l’investimento in risorse umane qualificate chiamate a gestire questi programmi”. ”Dal monitoraggio -ha osservato Scialdone- emerge la necessita’ di costruire delle configurazioni organizzative stabili. Per questo, c’e’ bisogno di competenze dedicate al ‘piano di zona’, promuovendo cosi’ nuovi servizi senza dimenticare di coinvolgere un fronte molto ampio di attori sociali, sia economici sia istituzionali”. ”Non si puo’ fare assistenza sociale senza i protagonisti. Per anni il lavoro pubblico e’ stato considerato un lavoro ‘sui’ cittadini visti come soggetti passivi. Ora, invece, si parla di assistenza ‘con’ i cittadini”. Lo ha detto Mimmo Porcaro, responsabile della segreteria tecnica del ministero della Solidarieta’ sociale. ”Non si puo’ delegare il welfare -ha osservato- alla spontaneita’ e alla volontarieta’. Nel settore, infatti, esiste una forte professionalita’ dell’attore sociale, che non deve essere sfruttato, altrimenti non riuscirebbe a offrire un contributo valido agli assistiti”. Per Mario Fiorito, direttore dei Servizi sociali della regione Lazio, ”l’intervento principale realizzato dalla regione per l’attuazione delle politiche di welfare e’ stato il finanziamento dei ‘piani di zona”. ”Abbiamo introdotto -ha spiegato intervenendo al convegno dell’Isfol- una programmazione biennale per evitare di improvvisare progetti e attivita’ gia’ in corso d’opera. Siamo intervenuti anche con l’approvazione di una legge sull’autosufficienza che prevede provvedimenti per i soggetti svantaggiati con l’obiettivo di creare una rete di servizi sul territorio”.


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