Politica
Isee, l’emendamento-beffa arriva oggi in Senato
È già oggi all’esame dell’Aula del Senato il disegno di legge sulle disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca che contiene la modifica all’Isee voluta dal Governo, insieme a diverse novità: bonus diciottenni esteso ai non italiani e contributo alle scuole paritarie per gli insegnanti di sostegno
È già oggi all’esame dell’Aula del Senato il disegno di legge sulle disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca (converte in legge il decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42) che contiene la modifica all’Isee voluta dal Governo, insieme a diverse novità in materia di scuola. Ne è relatrice Francesca Puglisi (PD). Il termine ultimo per la conversione in legge è il 28 maggio e dopo il Senato il testo deve passare dalla Camera.
La Commissione Istruzione aveva votato ieri pomeriggio gli emendamenti al testo. Entra quindi il contributo alle scuole paritarie per sostenere i costi degli insegnanti di sostegno: a decorrere dall'anno 2017, le scuole paritarie avranno un contributo proporzionale agli alunni con disabilità frequentanti, nel limite di spesa complessivo di 12,2 milioni di euro annui (emendamento 1.0.100). «Questa, ci tengo a sottolinearlo, è una norma antidiscriminatoria nei confronti degli studenti con disabilita, per poter garantire anche alle loro famiglie il diritto alla libertà di scelta educativa. E delle due l'una. Non possiamo accusare le scuole paritarie di non accogliere gli studenti con disabilità e poi non garantire, come hanno fatto altri Governi, le risorse per poterli accogliere», ha detto nella sua relazione la relatrice Francesca Puglisi. Chi fa supplenze brevi o saltuarie dovrà essere pagato entro il trentesimo giorno successivo all'ultimo giorno del mese di riferimento (1.0.200). Vengono incrementati i fondi per pagare i commissari del Concorso docenti (2.0.200). Il bonus diciottenni viene esteso anche ai ragazzi con cittadinanza non italiana residenti sul territorio nazionale e "in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità" (2.0.300). Si tratta, ha spiegato la relatrice di «un investimento di 290 milioni di euro» di cui beneficeranno ora «tutti i 576.953 diciottenni che risiedono nel nostro Paese, di cui 24.305 ragazzi e ragazze extra UE».
L’Isee dei nuclei familiari con componenti con disabilità viene modificato come anticipato: passa l’emendamento presentato dal Governo il 3 maggio, che prevede l’esclusione dal reddito disponibile «dei trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche in ragione della condizione di disabilità» e contestualmente al posto delle franchigie attuali (eliminate) applica per tutti la maggiorazione dello 0,5 al parametro della scala di equivalenza, per ogni componente con disabilità media, grave o non autosufficiente (2.0.400, qui il testo). Le associazioni avevano già criticato l'emendamento. Puglisi lo ha presentato così questa mattina: «Sempre alle persone con disabilità è dedicata un'altra norma sull'Isee che ne garantisce l'esclusione dal calcolo di ogni trattamento assistenziale, previdenziale o indennitario erogato da enti pubblici. Inoltre, vi è un chiarimento molto importante – e atteso dagli studenti universitari – in quanto finalmente si esplicita che le aziende per il diritto allo studio debbono sottrarre dallo stesso Isee le borse di studio percepite l'anno precedente dagli studenti capaci e meritevoli». La parola ora è al Senato.
Due analisi
L’urgenza di mettere mano al Dpcm sul’Isee c’è, ma le modifiche richiederanno vari mesi e vari passaggi istituzionali e considerata la confusione applicativa che nelle ultime settimane si è generata e il rischio di contenziosi sul territorio, si è deciso di procedere con una norma transitoria che renda subito applicative le sentenze del Consiglio di Stato. Daniela Mesini su Lombardia Sociale spiega che questa resta una norma transitoria, anche dopo la sua definitiva approvazione da parte di Senato e Camera e che «decadrà quando entrerà a regime il nuovo regolamento Isee uscito dalla revisione del Dpcm 159».
Per Mesiani «in sostanza si ritorna, solo per alcune categorie familiari e solo per ‘un pezzo’ dell’indicatore, quello relativo alla componente reddituale e non a quella patrimoniale, all’Isee del 1998 con le relative criticità». Quali? Almeno due: «la maggiorazione della scala di equivalenza avrà un effetto moltiplicatore sul reddito e dunque, a parità di condizioni di disabilità, l’Isee così modificato sarà più favorevole per le famiglie più benestanti; la condizione di disabilità e non autosufficienza verrà ancora una volta ‘livellata’, in quanto sparisce la possibilità di modulazione dell’Isee in funzione del livello di gravità e del relativo carico assistenziale. Peraltro, alcune prime stime effettuate su “casi tipo” dimostrano che gli effetti dei nuovi Isee saranno verosimilmente di minor vantaggio e maggior sperequazione rispetto al Dpcm 159». Il Governo quini, in ragione dell’urgenza di dare disposizioni ai territori, ha scelto «la strada meno complicata e più agibile nell’immediato. Purtroppo, come era forse prevedibile, le conseguenze dei ricorsi e delle successive sentenze, saranno, almeno temporaneamente, quelle di sacrificare un po’ della capacità selettiva ed equitativa dell’indicatore, prerogative prime del processo di riforma dell’Isee», conclude.
Carlo Giacobini invece, direttore di Handylex, si chiede quali siano gli effetti dell’emendamento nel caso diventi legge: «È fuori di dubbio che rispetto all’ipotetica estensiva applicazione delle sentenze del Consiglio di Stato i vantaggi saranno nel futuro molto meno vantaggiosi e più sperequati di quanto si potesse sperare».
Pensando nello specifico ai tre obiettivi cardine su cui è costruito l’Isee come misuratore – sostenibilità economica, equità e capacità selettiva – Giacobini analizza gli effetti dell’emendamento, facendo anche alcune interessanti simulazioni. «Gli effetti positivi della più recente previsione non sono riferiti ai redditi più bassi né a chi sostiene spese documentate di assistenza: la conseguenza è che il numero degli ISEE nulli si abbasserà in modo significativo», scrive. Quanto all’equità, «l’abrogazione delle franchigie e l’introduzione della maggiorazione della scala di equivalenza indistinta (spetta a tutti i disabili medi o gravi e ai non autosufficienti) non garantisce più questa condizione». E la capacità selettiva? «Non esiste più, ai fini Isee, alcuna differenze fra chi percepisce provvidenze assistenziali elevate e chi invece conta su trasferimenti monetari più limitati. Inoltre, non pesa più in alcun modo la differenza fra chi spende in assistenza (documentata) e chi non sostiene alcuna spesa o lo fa ricorrendo al forme irregolari». Pertanto, è la sua conclusione, si «dovrà prendere atto che i risultati effettivi e finali di quella che è stata una lunga battaglia non sono affatto universalmente migliorativi, ma possono risultare positivi per alcuni e peggiorativi per altri. Ma ciò che appare più evidente è che si sono perse le istanze, pur incompiute ed imperfette, di costruire o rivedere lo strumento in modo razionale, equo e selettivo, funzionale a politiche sociali che, anche per altri motivi, nel nostro Paese risultano ancora arretrate sia in termini strutturali che di risorse».
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