Mondo
Isarele–Gaza: l’ennesimo capitolo di un copione noto di un conflitto infinito
Il conflitto tra Israele e Hamas non si ferma: è il terzo giorno dallo scoppio delle ostilità e si continuano a registrate nuove violenze. Si parla di oltre 1.200 razzi arrivati da Gaza e 7 vittime israeliane e 53 vittime, compresi 14 bambini e minori, e tre donne nella città palestinese. Ne abbiamo parlato con Andrea Avveduto, giornalista a Gerusalemme che domani sarà protagonista di una diretta sul canale Instagram di Vita
Sono arrivati in giornata razzi contro le comunità israeliane a ridosso della Striscia, incluse le cittadine di Ashkelon e di Ashdod. Il sistema Iron Dome è riuscito a intercettarne circa l'85% mentre 200 sono esplosi all'interno della Striscia. Israele ha risposto con attacchi massicci che hanno colpito circa 500 obiettivi militari distruggendo un palazzo di 10 piani, indicato come la sede dell'intelligence di Hamas. Questo è il bollettino aggiornato dal conflitto israelo-palestinese riesploso violentemente negli ultimi tre giorni. Per capire cosa stia succedendo e perché abbiamo chiesto ad Andrea Avveduto, giornalista a Gerusalemme e responsabile Comunicazione Pro Terra Sancta che domani alle 15.30 sarà anche protagonista di una delle diretta sul nostro canale Instagram.
Quali sono i motivi di questa escalation?
Parte tutto dalla questione molto controversa e discussa delle case di Sheikh Jarrah. Sono state espropriate ai palestinesi delle case per essere date a coloni israeliani. Senza affrontare la questione nel merito è da questi fatti che scoppiano dei disordini a Gerusalemme a causa delle proteste contro l'espropriazione. È a questo punto Hamas con lo slogan di “Gerusalemme chiama e Gaza risponde” ha cominciato un lancio di razzi verso il centro e il sud di Israele. La situazione è degenerata perché gli scontri si sono allargati anche a Beer Sheva e a Lod in Galilea. Quello che è certo che è si tratta di una violenza in qualche modo inedita nel senso che erano almeno dieci anni che non si assisteva a qualcosa di simile.
Ci sono anche cause più profonde?
Fondamentalmente tre. Il primo è un tema elettorale e di stabilità politica. L'estrema destra israeliana sta gettando benzina sul fuoco per acuire gli scontri e ricattare così il presidente della Repubblica sulla nascita di questo nuovo Governo. Israele è due anni che non ha un governo stabile. Dall'altra parte ci sono le elezioni dell'autorità palestinese. Entrambe le fazioni giocano sulla paura per avere una radicalizzazione maggiore della società e della politica. Il secondo aspetto è che le trattative di pace sono ad un punto morto. La classe politica mediocre che si ritrovano entrambe le fazioni non riescono a trovare accordi. Questo provoca uno stress e una frustrazione nella popolazione che rende la situazione esplosiva. Infine c'è il fatto che Gerusalemme è caduta inesorabilmente nella scala delle priorità dell'agenda internazionale.
Guardando gli schieramenti in campo è giusto parlare di guerra?
Sono schermaglie di un copione noto di un conflitto infinito. Hamas si ostina a combattere una battaglia che non può vincere e Israele sfrutta la situazione per compiere qualunque tipo di atto. Abbattere un piano di una palazzina a Gaza non è una risposta al lancio di razzi che per il 90 per cento vengono intercettati. C'è una sproporzione di forze in campo enorme che è evidente. Qualche morto israeliano c'è stato, va riconosciuto ed è u dramma. Non ci sono buoni o cattivi, ma due ragioni che non si incontrano. Ma il più forte deve avere la consapevolezza di esserlo e comportarsi di conseguenza.
Domani alle 15.30 sul canale Instagram di Vita proporremo una diretta insieme ad Andrea Avveduto per aggiornarvi della situazione
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