Welfare

Irregolari espulsi anche se i figli vanno a scuola

Maurizio Ambrosini: «Una sentenza ideologica»

di Lorenzo Alvaro

Marcia indietro della Cassazione in tema di immigrazione: gli immigrati irregolari, con figli minori che studiano in Italia, non possono chiedere di restare nel nostro Paese sostenendo che la loro espulsione provocherebbe un trauma “sentimentale” e un calo nel rendimento scolastico dei figli.

Con la sentenza 5856 la suprema corte ha respinto il ricorso di un immigrato albanese irregolare che vive in provincia di Varese con due figli minori, e la cui moglie, in attesa di cittadinanza italiana, aspetta un terzo figlio. Infatti, secondo il nuovo orientamento della corte, che smentisce una recente sentenza, l’esigenza di garantire la tutela alla legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori. Una decisione opposta, dice la sentenza, equivarrebbe insomma a «legittimare l’inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l’infanzia».

«È una decisione dolorosa», spiega raggiunto da Vita.it, Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori presso l’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Politiche, «perchè figlia di una visione ideologica dovuta alla retorica dominante a cui evidentemente i giudici hanno deciso di conformarsi».

Una sentenza che lascia perplessi anche perchè «è in controtendenza rispetto ai pronunciamenti non solo di molti paesi europei ma anche italiani», continua Ambrosini, «subordinare l’interesse del minore alla sicurezza è molto discutibile. Non perchè la sicurezza non sia importante ma perchè dovrebbe essere un onere dello stato dimostrare che l’immigrato in questione sia un pericolo per la sicurezza: dimostrare che abbia partecipato ad attività terroristiche, che abbia attentato a uffici pubblici o organizzato attività eversive. Il fatto che una persone sia priva di permesso di soggiorno non è un attentato alla sicurezza pubblica».

In molti paesi in Europa, come ad esempio la Francia, i casi vengono valutati caso per caso «perchè è di fondamentale importanza capire il come un individuo sia divenuto irregolare», sottolinea Ambrosini, «In ogni caso il bimbo verrà danneggiato certamente da questo provvedimento. Se il padre se ne va il minore facilmente diverrà un assistito gravanbdo sulle finanze pubblche. Nel caso invece rimanga il genitore, rimarrà poer vivere in una situazione irregolare a rischio espulsione. Il che significa lavoro in nero e facile avvicinamento ad ambienti di malaffare. Anche in questo caso una situazione non certo facile per il minore».     


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