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Irina Scherbakova: «Per creare una pace giusta bisogna difendere la pace con le armi»

La Premio Nobel russa per la pace 2022, ieri ospite dell’Aseri dell’Università Cattolica: «Sono stata pacifista per decenni, per me è stato molto difficile cambiare idea: questa è una catastrofe anche a livello psicologico. Vorrei fare un appello in favore della pace, ma non è questo il momento»

di Luca Geronico

Interessante l'intervista di Luca Geronico pubblicata stamane su Avvenire (qui l'intervista integrale) al premio Nobel per la pace 2022 la russa Irina Scherbakova co-fondatrice di “Memorial”, ieri è stata ospite all’Università Cattolica di Milano. Ve ne proponiamo qualche passaggio.

Irina Scherbakova, il 28 dicembre 2021 è stata chiusa Memorial. Poi Putin ha avviato l’ «operazione militare speciale». Cosa hanno rappresentato questi due anni di «stop forzato»?

Sin dall’inizio Memorial è stata una rete: già 20 anni fa erano più di 80 organizzazioni in Russia, più altre in Europa, Ucraina compresa. Una rete non poteva essere liquidata subito ma la pressione negli anni è aumentata: perquisizioni delle sedi, multe, cause. Così molti nostri cooperanti hanno lasciato la Russia. Per il nostro lavoro storico abbiamo raccolto degli archivi che, in cinque anni, abbiamo digitalizzato all’80%. Intanto i nostri difensori dei diritti umani hanno continuato a raccogliere documentazione sui crimini commessi nei vari Paesi e in esilio sono rinate altre organizzazioni: in Lituania, in Germania, nella Repubblica Ceca per aiutare i colleghi rimasti in Russia. E in Francia, in Belgio e in Italia, ad esempio, ci sono organizzazioni autonome che ci hanno appoggiato. Ora ci siamo ricostruiti come rete, siamo 15 organizzazione riunite come Associazione internazionale Memorial.

Veniamo al suo intervento nell’aula magna dell’Università Cattolica di Milano. E partiamo proprio dal titolo: «Come ricostruire la pace in Europa»…

Per creare una pace giusta bisogna difendere la pace con le armi. Ce l’ha insegnato la seconda guerra mondiale: per vincere il nazismo si è dovuto combatterlo con le armi. Non arriveremo alla pace attraverso dei negoziati con Putin, questa guerra deve essere fermata con le armi e i responsabili dei crimini contro l’umanità cui si alludeva devono essere portati davanti alla giustizia penale internazionale. Solo così possiamo sperare si creino le basi per una pace. Eravamo convinti, dopo il 1945, di aver creato dei meccanismi per la pace, ma con questi ultimi fatti tragici tutto il sistema in Europa, l’Onu, la Nato devono essere reinventate.

(…)

Un «brutto colpo» è pure che papa Francesco non sia riuscito ad incontrare il patriarca Kirill. E poi che Zelensky abbia rifiutato ogni proposta di mediazione.

È naturale che la Chiesa preghi per la pace, ma forse ci sarebbero voluti dei gesti più forti per far vedere qual è la parte che si sostiene, anche se l’incontro di papa Francesco con Zelensky è stato molto importante. Papa Bergoglio ha detto che sarebbe andato a Kiev qualora fosse possibile andare a Mosca. Non servirebbe a nulla andare a Mosca, non credo che li si possa portare alla ragione».

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