Mondo

Iraq: Un Ponte per…, temiamo per nostra sicurezza

L'attentato di Nassiriyah preoccupa Un ponte per..., che da 13 anni lavora per alleviare le sofferenze degli iracheni e che ha una ventina di persone tra Baghdad e Bassora

di Paolo Manzo

L’attentato di Nassiriyah preoccupa l’associazione ”Un ponte per Baghdad”, che da 13 anni lavora per alleviare le sofferenze della popolazione irachena e che ha tuttora una ventina di persone dislocate tra Baghdad e Bassora. ”Abbiamo vissuto la prima guerra del Golfo -ricorda Lello Rienzi, uno dei dirigenti dell’associazione-, l’embargo, e non ce ne siamo andati neanche sotto le bombe. Ora pero’ abbiamo la preoccupazione che tutti gli italiani possano essere considerati come occupanti”. ”Riteniamo -continua Rienzi- e speriamo che non sia cosi’, perche’ il nostro aiuto alla popolazione e’ stato ben visibile. Ma qualche dubbio lo abbiamo avuto nel momento in cui fu decisa la missione, e ora ne abbiamo ancora di piu”’. L’attentato, scandisce Rienzi, era ”prevedibile: lo temevamo, e purtroppo e’ successo. Il nostro cordoglio va alle famiglie delle vittime, sia a quelle italiane che a quelle irachene, ma, ripeto, era prevedibile: la nostra non e’ una missione di pace. I nostri militari sono visti dalla popolazione come soldati in guerra, esattamente come gli americani, come gli inglesi, come i polacchi”. ”Mandare a morire dei soldati contro la volonta’ del popolo italiano -continua Rienzi, citando i sondaggi che hanno riportato la contrarieta’ degli italiani prima alla guerra e poi all’invio di nostre truppe in terra mesopotamica- solo per sostenere la guerra di Bush ci sembra da irresponsabili. Il dubbio che l’Italia voglia solo sedersi al ricco tavolo della ricostruzione e’ forte”. Rienzi auspica quindi che il contingente italiano in Iraq venga ritirato. Altri paesi europei come Francia e Germania, conclude Rienzi, non hanno inviato truppe, ma non per questo hanno rinunciato ad esercitare un ruolo nella vicenda, continuando a chiedere che la gestione del paese mediorientale venga ricondotta sotto la potesta’ effettiva delle Nazioni Unite.


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