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Iraq: stop avanzata su Bagdad per resistenza al Sud
Slitta l'inizio della battaglia a Baghdad per la resistenza incontrata dalle forze angloamericane nel sud Iraq, dove ogni città è difesa da 2-3 mila irregolari, spesso in abiti civili
di Paolo Manzo
Slitta l’inizio della battaglia per il controllo di Baghdad a causa della resistenza incontrata dalle forze anglo americane nel sud dell’Iraq, dove ogni citta’ e’ difesa da 2-3mila irregolari, spesso in abiti civili. I piani che prevedevano il veloce superamento delle citta’ dell’Iraq meridionale per ingaggiare scontri solo con la Guardia repubblicana schierata in difesa della capitale, sono cambiati, secondo quanto confermano ufficiali americani intervistati dal New York Times. E come dimostra quanto e’ accaduto nella notte intorno a Najaf, dove il settimo cavalleggeri Usa, ha combattuto contro Fedayin e militari dell’esercito regolare iracheno. Nella sua prima conferenza stampa dall’inizio dell’operazione per la liberazione dell’Iraq il generale Tommy Franks d’altronde aveva messo le mani avanti. La flessibilita’ della pianificazione, aveva preannunciato dopo essere stato informato della imprevista resistenza delle forze irregolari nel sud, sarebbe stata la caratteristica principale di questa guerra.
Il Comando centrale Usa ha deciso di impegnare forze speciali, fanteria leggera e unita’ meccanizzate per combattere contro le forze paramilitari di Saddam, i circa 60mial Fedayin comandati da Uday Hussein. allo scopo di assicurare la sicurezza dei collegamenti fra una citta’ e l’altra e, se necessario, attaccare i loro centri di comando (come a Bassora, dove e’ stato bombardata la sede del Partito Baath) per sequestrare gli arsenali di armi, piu’ che lanciare operazioni di guerriglia strada per strada. Gli Stati Uniti hanno bisogno di aver il controllo delle linee di rifornimento principali in supporto dell’avanzata dei Marine e della Terza divisione di fanteria verso Baghdad. Il New York Times sottolinea anche l’importanza psicologica della battaglia per il controllo del Sud, quello di dimostrare alle fino a ora riluttanti popolazioni sciite il sostegno delle forze di occupazione. ”Proseguiremo questa battaglia in modo violento -ha spiegato il generale J.D.Thurman, a capo delle operazioni per il comando della guerra di terra- dobbiamo far sapere alla gente che siamo pronti a farci carico delle loro istanze”.
Unita’ del partito Baath, brigate di al Quds, Fedayin, compongono una forza irregolare di fedelissimi al regime. Secondo le ipotesi del Comando centrale illustrate dall’inviato del New York Times nella regione, in ognuna delle citta’ dell’Iraq meridionale sarebbero stati schierati due-tremila uomini, spesso in abiti civili. Queste milizie verrebbero inoltre rinforzate dal regime.
Quanto appare certo fin da ora, a meno di una settimana dall’inizio dell’intervento militare, sono le critiche che entro breve sommergeranno il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld, intervenuto direttamente negli ultimi mesi per modificare i piani ”classici” proposti dal Comando centrale in nome della Rivoluzione degli affari militari che sta portando avanti negli Stati Uniti, la drastica riforma della forze armate e delle capacita’ militari forse un po’ troppo incurante degli specifici problemi posti dall’Iraq. E’ stato Rumsfeld a insistere per schierare una forza piu’ leggera (in un primo momento voleva inviare nel Golfo la meta’ degli uomini presenti, e replicare in Iraq l’operazione contro l’Afghanistan), per usare le forze speciali e in modo ocngiunto marine ed esercito e contare sulla potenza dei raid aerei e degli ordigni di precisione. Quello che i generali americani nel Golfo spiegano, ancora a microfoni spenti, e’ che la forza presente ora nella regione e’ insufficiente.
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