Cultura

Iraq. Sinistra per mozione pacifista, il listone frena

Prc, Pdci e Verdi presenteranno una mozione per il ritiro immediato delle truppe e vorrebbero l'adesione della Federazione dell'Ulivo, che invece tende a procastinare la data

di Ettore Colombo

Il confronto interno all’opposizione si sposta sui tempi del dibattito in Aula sulla crisi irachena. La sinistra piu’ radicale, che comincia a mostrare qualche articolazione al proprio interno, insiste perche’ il Parlamento discuta al piu’ presto la mozione che chiede il ritiro delle truppe. Il Listone preferirebbe aspettare che si chiarisca il quadro internazionale, con le elezioni americane e la possibilita’ di una conferenza internazionale di pace. Al di la’ delle differenze, sembra pero’ prevalere la volonta’ di non arrivare a una rottura. Il confronto non lascia indifferente il centrodestra. In Forza Italia prevale l’intenzione di proseguire sulla via del dialogo intrapresa durante il rapimento delle due Simone e si fa strada anche nella Cdl la considerazione che la distanza originaria tra i poli sulla questione del ritiro si sia accorciata, nella consapevolezza che questo dovra’ avvenire e che il nodo si riduce al ‘quando’. Nell’attesa, il Forum dei parlamentari pacifisti va avanti e scrive la bozza della mozione. Un testo che impegna il governo a chiedere all’amministrazione americana il cessate il fuoco in Iraq e lo stop dei bombardamenti, e a favorire l’invio di aiuti umanitari. La mozione chiede inoltre all’esecutivo di ”proporre e sostenere la convocazione di una conferenza internazionale di pace, che abbia all’ordine del giorno il ritiro delle truppe occupanti e un nuovo ruolo dell’Onu con l’invio di un contingente di pace formato da paesi che non hanno partecipato alla guerra”. Infine, la richiesta di ritirare immediatamente il contingente italiano. Un documento che puo’ servire come base di partenza, osservano i Ds, che assieme agli altri partiti del Listone preferirebbero posticipare il piu’ possibile i tempi del dibattito parlamentare. Al termine della Segreteria della Quercia, il coordinatore Vannino Chiti osserva: ”La priorita’ e’ definire come si determinera’ l’impegno dell’Italia per la conferenza internazionale di pace”. Per i Ds sarebbe dunque importante incalzare il governo su questo punto, anche con una mozione in Parlamento. La segreteria diessina ha ribadito di non vedere alcuna necessita’ di un dibattito urgente sul ritiro del contingente italiano. Un’ipotesi di intesa tra la sinistra piu’ radicale e l’ala riformista riguardava proprio i tempi: si puo’ arrivare a una mozione unitaria di tutte le opposizioni, e’ il ragionamento nella Lista unitaria, ma nessuno insista nella Conferenza dei capigruppo di Montecitorio per un dibattito rapido. L’obiettivo e’ quello di attendere l’esito delle elezioni americane e di sapere se si fara’ o meno la conferenza di pace. Verdi e Rifondazione, pero’, non hanno alcuna intenzione di temporeggiare. Secondo il coordinatore del ‘Sole che ride’ Paolo Cento ”e’ attuale e non rinviabile che il Parlamento italiano torni a discutere sul ritiro dei militari”. Cosi’ anche il capogruppo del Prc alla Camera Franco Giordano: ”Sentiamo l’urgenza e l’inderogabilita’ del dibattito parlamentare”. Giordano aggiunge che alla prima Conferenza dei capigruppo della Camera, forse domani, insistera’ perche’ si fissi una data ravvicinata per la discussione in Aula. Un’accelerazione che vede decisamente contrari i Comunisti italiani, che vogliono invece tentare tutte le carte per arrivare a una mediazione con il Listone riformista. ”Noi non abbiamo tutta questa fretta – precisa un esponente del Pdci – quando ci sara’ l’ok alla mozione e’ ovvio che firmeremo e la voteremo, ma questa fretta ci sembra fuori luogo. Insistere per votare subito ci sembra una forzatura per cercare di rompere con la Lista unitaria”. Che all’interno del Forum ci sia qualche tensione lo dimostrano le parole di uno dei parlamentari pacifisti: ”Se fossero bravi (il Listone, ndr) si incuneerebbero nelle nostre contraddizioni, lanciando una mossa politica che ci metta in difficolta”’. Margini di manovra in ogni caso restano. Domani si incontrano i parlamentari pacifisti, mentre e’ stata rinviata la riunione del Forum con i capigruppo di Ds, Margherita e Sdi di Montecitorio, prevista per giovedi’. Ufficialmente per dare la precedenza al vertice dei segretari delle opposizioni con Romano Prodi dell’11 ottobre. Le trattative comunque proseguono e un deputato Ds vicino a Massimo D’Alema ammette: ”E’ ovvio che noi preferiremmo posticipare i tempi. Certo, se i pacifisti insistono e presentano la mozione, noi la voteremo. Escludo che il centrosinistra si possa spaccare”. E con questo stesso spirito i capigruppo del Listone (Violante, Castagnetti e Intini) stanno portando avanti la trattativa. La Casa delle liberta’ resta per ora alla finestra, anche se e’ spettatrice interessata. Forza Italia insiste per la linea bipartisan del dialogo e c’e’ chi, dietro le quinte, continua a lavorare per non perdere i contatti, soprattutto per far maturare l’appello del ‘Foglio’ per un coinvolgimento della Nato in Iraq. Appello firmato da esponenti dei due poli. In particolare, tra i vertici azzurri si fa notare la novita’ positiva della svolta di Bertinotti, ”che ha spostato l’attenzione dal ritiro immediato al passaggio elettorale in Iraq e alla necessita’ di una presenza militare multilaterale”. Un passaggio democratico decisivo, insiste lo stesso dirigente di FI, perche’, una volta concluso, il ritiro delle truppe sarebbe una conseguenza naturale.


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