Formazione

Iraq. Sinistra e lista Prodi, una giornata di passione

I vertici di Margherita, Ds e Sdi la passano a discutere, limare e concordare un testo che chiede il ritiro delle truppe solo se prima non interviene l'Onu e non fissa date, cercando una mediazione c

di Ettore Colombo

Lista Prodi e pacifisti del centrosinistra hanno presentato oggi due distinte mozioni sull’Iraq (una che subordina la richiesta di ritiro delle truppe all’assenza di una svolta Onu, l’altra che chiede il ritiro subito), sancendo dunque la loro spaccatura sulla presenza del contingente militare in Iraq. Le buone intenzioni sono di provare lo stesso a unificare le due posizioni in prossimita’ del dibattito parlamentare che potrebbe svolgersi entro il mese di maggio ma non sarà facile. Questa in sostanza la fotografia di una lunga giornata di incontri e riunioni che ha fatto registrare alla fine un clima piu’ disteso nella coalizione, con i pacifisti convinti di aver ottenuto un buon risultato e il ‘listone’ persuaso di aver smorzato le sue polemiche interne fissando un punto fermo. Il dispositivo finale della mozione del ‘listone’, nel suo passaggio cruciale, ”impegna il governo a predisporre, in assenza del passaggio all’Onu della conduzione politica e militare della situazione in Iraq, il rientro del contingente militare italiano”. Alla formulazione finale del lungo documento (poi tradotto in un dispositivo di mozione in sei punti) si e’ arrivati dopo varie limature al vertice tra i leader e i capigruppo, che hanno discusso a lungo una bozza tirata fuori da Piero Fassino, che ne avrebbe discusso anche con Prodi. Il leader dei Ds avrebbe cosi’ esordito: ”Da qui dobbiamo uscire con una linea chiara”. (sic)Un documento ben accolto dai capigruppo Ds e Dl, Violante e Castagnetti, che hanno colto la palla al balzo del ”mandato ai gruppi di adoperarsi per un’iniziativa parlamentare che impegni il governo” per proporre di presentare subito la mozione. Anche perche’ a questo punto non sarebbe stato facile tenere insieme le compagini di deputati Ds e Dl che premono per il ritiro. Non a caso, un esponente della maggioranza diessina, Michele Ventura, dopo aver letto in Transatlantico il documento, dice: ”Cosi’ a me va bene”. Ad apprezzare la posizione del ‘listone’ e’ anche Giuliano Amato, che, a quanto si apprende, avrebbe fatto un accenno alle polemiche suscitate dalla sua intervista ieri a Repubblica in cui diceva no al ritiro delle truppe: ”Ci sono state delle forzature sui titoli, ma mi e’ sembrato utile chiarire le cose, anche se non pensavo di causare tutte queste reazioni…” Resta il fatto che l’intervista di Amato ha fatto andare su tutte le furie non solo il correntone Ds ma anche molti esponenti della maggioranza, di solito moderati, che si sono ritrovati sui giornali una linea diversa da quella concordata, sull’Ita. In tre ore di vertice della lista unitaria, si e’ parlato di tutto, da come comportarsi il 4 giugno quando verra’ Bush a Roma, alle tattiche elettorali da mettere in campo, dalla Rai all’Alitalia, finendo per concludere che bisognera’ fare di tutto per spostare il baricentro della campagna elettorale sui temi dell’economia e della liberta’ di informazione. Tra un discorso e l’altro, ognuno diceva la sua sulla bozza per l’Iraq, con il testo che veniva ritoccato e riscritto piu’ volte, e le notizie d’agenzia in arrivo commentate a voce alta. Come quella che indicava che la prima riunione del consiglio di sicurezza dell’Onu si terra’ il 18 maggio. A quel punto Massimo D’Alema avrebbe chiosato: ”La chiarezza su cosa fara’ l’Onu la si avra’ dopo che si terra’ il G-8, ai primi di giugno, e non certo prima”. I leader del ‘listone’ si sarebbero infatti interrogati sugli scenari possibili da qui a qualche settimana e sull’opportunita’ di indicare nel documento la scadenza del 30 maggio, decidendo infine di soprassedere. E procurandosi cosi’ la secca critica di Fausto Bertinotti: ”Le date in politica sono un fatto importante. Se non ci sono le date gli impegni programmatici sono troppo volatili”. Altro punto discusso e’ la richiesta di un voto parlamentare a breve, che per ora non viene avanzata dal ‘listone’, con Rutelli che spiega: ”Per me si puo’ votare anche domani. Avevamo gia’ chiesto la settimana scorsa di convocare il governo per un dibattito in aula e ci avevano detto di aspettare per la vicenda degli ostaggi. In ogni caso per noi da domani ogni giorno e’ buono per un dibattito sull’Iraq”. In ogni caso, la mediazione raggiunta, se pure sfumata, sta bene a tutti, Ds, Margherita e Sdi, nella speranza di poter trovare una sintesi con i pacifisti quando sara’ il momento: ”Se dovessi fare una scommessa – spiega un dirigente dei Dl – queste due mozioni, entro la fine di maggio, si tradurranno in un testo comune per il ritiro; ma non e’ escluso, se i segnali di una svolta saranno evidenti, che si possa invece preferire una formulazione aperta come quella della mozione presentata oggi”. Anche il correntone Ds (che ha firmato la mozione per il ritiro insieme a Pdci, Verdi, Occhetto-Di Pietro e Prc) e’ convinto che le strade possano riunirsi: ”La mozione della lista Prodi – spiega Pietro Folena – dice ‘o la svolta o il ritiro’, ma visto che da qui a 15 giorni prevedo non ci sara’ la svolta, ci rivedremo e metteremo a punto una posizione unitaria”. E la sinistra Ds rivendica il risultato di aver influito sulle scelte del ‘listone’: ”Grazie alle pressioni esercitate – dice ancora Folena – la posizione della lista Prodi e’ piu’ avanzata rispetto a quella espressa da Prodi e Rutelli e molto piu’ avanzata rispetto a quella di Amato”. ”Oggi – chiosa però il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio – abbiamo assistito a un passo avanti della Lista Prodi sulla questione irachena. Non vorrei che domani ne facessero due indietro”.


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