Mondo
Iraq: Sgrena, la mia verit
Il racconto della giornalista del Manifesto in un'intervista al Corriere
di Redazione
”Cerco di ricostruire ogni singolo momento di quello che e’ successo, perche’ mai avrei immaginato di doverlo fare”. Giuliana Sgrena lo afferma in una lunga intervista al ‘Corriere della Sera’ raccontando ”la sua verita”’, cosa accadde veramente quella sera, minuto per minuto. L’inviata del ‘Manifesto’ ora sta meglio ed e’ seduta in poltrona e ritorna alle ultime ore del suo sequestro in Iraq, quando i rapitori le hanno detto ”Complimenti, te ne vai a Roma, vestiti in fretta”, e poi il viaggio in auto, con gli occhi bendati insieme a loro. Fino a quando non ha sentito la voce di un italiano, il funzionario del Sismi poi rimasto ucciso, Nicola Calipari, che le diceva ”Non aver paura, sei salva” e che l’ha fatta salire sull’altra auto, sedendosi accanto a lei. ”Davanti c’e’ solo un’altra persona, al volante” racconta Sgrena, spiegando che la velocita’ con cui si stavano avvicinando all’aeroporto non e’ stata ” Mai troppo elevata. Sui 70-80 chilometri all’ora”. Poi Sgrena ricorda che Calipari e l’autista dell’auto hanno fatto molte telefonate ”tutte in italiano”, dice, e, infine, il momento dell’attacco. ”L’autista frena, perche’ c’e’ una curva a gomito sulla destra -dice Sgrena- Decelera notevolmente, e non stavamo certo correndo. Mentre sta finendo le curva, gli spari. Da destra e da dietro. Raffiche e colpi singoli. Non e’ vero che hanno sparato al motore, da davanti”. La giornalista del ‘Manifesto’ nega che gli americani abbiano puntato sull’auto un fascio di luce: ”No -risponde al ‘Corriere della Sera’-I vetri della macchina esplodono all’unisono. Sono sicura anche di questo, non c’e’ stata nessuna scarica in aria. Ho sentito gli spari e i finestrini sono andati in mille pezzi. Nessun fascio di luce, nessuna piccola luce. Era buio, e io mi stavo guardando intorno”. ”’Ci stanno attaccando, ci stanno attaccando’ dice l’autista che sta armeggiando con il cellulare -prosegue la Sgrena- E intanto ferma l’auto. Calipari non lo sento piu’. Ho come la sensazione che si metta addosso a me. Sono certa che mi ha salvato la vita. Gli parlo. Sento solo un rantolo. Ho capito che stava morendo”.
Dall’auto Sgrena dice di aver notato ”Un blindato fermo, che spunta fuori dalla strada, sulla destra. E da li’, dall’alto che solo a quel momento veniamo investiti da un fascio di luce. Un soldato apre la porta dal lato destro. Quando ci vede, ho la netta sensazione che rimanga male. Impreca. Mi sembra che abbia detto ”oh, shit”. Anche quando arrivano gli altri, 7-8 da dietro il blindato, ho la sensazione di un loro scoramento”. Quanto alla ‘pioggia di fuoco’ di cui aveva riferito in precedenza, Sgrena conferma: ”Io i proiettili li ho visti. Non so se fossero 3-400, ma l’abitacolo era pieno di proiettili. E ricordo di aver pensato come facevo ad essere ancora viva, con tutti quei proiettili intorno a me”. Riguardo all’autista dell’auto, ”Da terra, lo sento che sta parlando al telefono -racconta Sgrena- Sento che urla: ‘Nicola e’ morto, lei e’ lontana da me ma vedo che ha gli occhi aperti”’. Riguardo i soldati la Sgrena dice ?Erano sgomenti quando hanno aperto le porte della macchina?.
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