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Iraq. Robertson: “Nato ha obbligo morale d’intervenire”

In caso di attacco all'Iraq, la Nato avrà "l'obbligo morale di aiutare gli Usa" sostiene Lord George Robertson, segretario dell'Alleanza Atalantica

di Redazione

In caso di attacco all’Iraq, la Nato avrà “l’obbligo morale di aiutare gli Usa”. Lo ha detto alla Bbc Lord George Robertson, segretario dell’Alleanza Atalantica, chiarendo che comunque nessuna decisione è stata ancora presa in tal senso, e che in ogni caso l’ultima parola su un eventuale intervento spetterà all’Onu. Gli americani però vanno di fretta, e hanno già chiesto alla Nato di affiancarli: una richiesta cui sarà ben difficile dire di no, per gli obblighi che essa comporta. ”Ciò che hanno fatto gli americani – ha riferito Robertson – è stato di suggerire un certo numero di opzioni che la Nato potrebbe adottare in caso di intervento militare e i 19 paesi membri dell’Alleanza sono stati invitati ad esaminarle. Per ora, tuttavia, non è stata presa alcuna decisione”. Intanto, nel Golfo la tensione resta alta: continuano infatti le scaramucce tra aviazione alleata e contraerea di Saddam. Oggi i caccia statunitensi e britannici hanno bombardato installazioni della militari irachene vicino a Tallil, circa 280 chilometri a sudest di Baghdad. Secondo quanto reso noto da un comunicato del Comando centrale statunitense, si è trattato di una rappresaglia scattata dopo che un velivolo militare di Baghdad aveva violato la ‘zona di non sorvolo’ imposta nel sud dell’Iraq alla fine della guerra del Golfo del 1991, ufficialmente a protezione della minoranza sciita. Nel frattempo, continua senza sosta il lavoro degli ispettori, che oggi hanno interrogato scienziati del Politecnico di Baghdad impegnati in programmi per la produzione di armamenti. Secondo quanto riferito da fonti ufficiali, inviati dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e della Commissione Onu per le ispezioni (Unmovic) si sono presentati questa mattina all’universita’, hanno parlato con i capi dipartimento e il preside dell’ateneo, e verificato il materiale catalogato nei precedenti controlli al laboratorio di ingegneria chimica, prima che le ispezioni venissero bruscamente interrotte nel 1998. Il preside del Politecnico, Mazen Joumaah, ha riferito che gli ispettori si sono comportati in modo “molto professionale”: hanno chiesto dettagli precisi sui programmi di studi delle varie materie insegnate nella facoltà e i rapporti esistenti con i piani ufficiali del governo. “Sapevano ciò che volevano”, ha spiegato ancora Joumaah che ha anche consegnato agli inviati Onu la lista completa dei docenti. Altre squadre di esperti Unmovic e Aiea hanno visitato invece un impianto petrolifero e un sito industriale militare di Yousifiyah, 20 chilometri a sud di Baghdad. Intanto, Iraq e Siria hanno smentito le dichiarazioni rilasciate da Sharon due giorni fa: il premier israeliano aveva detto che Saddam aveva nascosto le sue armi di sterminio nel paese amico. Oggi i vertici di Baghdad e Damasco hanno replicato in coro: “Non è vero, si tratta di accuse infondate”.


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