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Iraq: rapporto Icg su acquisto armi da Europa orientale

di Redazione

Jugoslavia, Ucraina, Bielorussia finiscono nuovamente nel mirino per la vendita di armi all’Iraq. A rilanciare l’accusa e’ un rapporto appena reso publico dall’ICG, l’International Crisis Group, secondo il quale Belgrado ha svolto un ruolo centrale in questo commercio illegale. Tutto e’ iniziato il 12 ottobre, con la perquisizione da parte dei soldati della Sfor, la forza della Nato in Bosnia Erzegovina, della fabbrica Orao a Bijeljina, nella Republika Srpska, vicino alla fontiera con la Repubblica federale jugoslava. La fabbrica e’ accusata di aver fornito pezzi di ricambio per i Mig iracheni. Al suo interno sono poi stati rinvenuti documenti che hanno permesso di individuare altre societa’ coinvolte, in particolare tre fabbriche situate nei pressi di Belgrado, oltre alla Jugoimport, controllata dallo stato jugoslavo, risultata essere il ”centro operativo” di ‘Zora’, il vasto programma destinato ad armare l’Iraq, si legge nel documento messo a punto dall’istituto di analisi politiche citato. Da allora – osserva il quotidiano francese ‘Le Figaro’ sul suo sito Internet, le rivelazioni della stampa jugoslava sul caso sono state continue, alternate solo a fughe di notizie da parte dei servizi segreti americani, per i quali, osservano gli analisti del gioenale, i preparativi della guerra contro l’Iraq passano anche attraverso la denuncia di ”nuovi stati canaglia” suscettibili di aiutare il loro futuro avversario. Il rapporto dell’IGC mette in luce l’esistenza di un traffico di ampia portata con l’Iraq: si parla di contratti per il valore di tre miliardi di Euro. Chi credeva che i contatti tra Belgrado e Baghdad si sarebbero interrotti con la caduta di Milosevic si illudeva: anzi nel 2002 sarebbe stato registrato anche un aumento di questi scambi illegali. Oltre alle armi individuali, le munizioni di tutti i calibri, l’artiglieria e i veicoli militari, ad inquietare di piu’ gli americani e’ il timore di armi chimiche e la tecnologia balistica. Alla fine degli anni Ottanta, Baghdad e Belgrado hanno lanciato un programma comune di artiglieria a lunga gittata, ed un altro volto a perfezionare i missili Scud. Gli Stati Uniti denunciano la presenza continua dalla primavera 2001 in Iraq di specialisti jugoslavi in tecnologia balistica. Quanto alla stampa jugoslava, ha parlato di un progetto di conversione dei vecchi Mig 21 iracheni in velivoli senza piloti che potrebbero essere dotati di armi chimiche. Sorprende infine, osservano gli autori del rapporto, il coinvolgimento di attori situati nell’insieme del territorio della ex Jugoslavia: la Yugoimport si sarebbe rivolta a societa’ delle zone serba, musulmana, croata della Bosnia Erzegovina per rifornire l’Iraq. Il trasporto del materiale sarebbe stato assicurato da navi montenegrine che hanno transitato in porti croati e sloveni.


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