Mondo
Iraq: protesta contro Onu, da oggi stop a esportazioni di petrolio
La decisione è stata presa contro le "sanzioni intelligenti" proposte da Usa e Gran Bretagna
Dalle 8 di oggi l’Iraq ha interrotto le esportazioni di petrolio. Lo ha annunciato l’agenzia di stampa Iraqi News, sulla base delle dichiarazioni del portavoce del ministero del Petrolio. La decisione arriva come ritorsione alla decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che ha esteso per un mese l’efficacia del programma “Oil-for-Food”, attraverso cui l’Iraq utilizza i proventi dell’esportazione del petrolio per comprare beni di consumo specifici a scopi umanitari.
Non si sa ancora quanto durerà il blocco, certo le conseguenze sui prezzi si faranno sentire, considerato che l’Iraq è il secondo Paese per estensione dei giacimenti: solo l’anno scorso ha esportato tra il milione e i due milioni di barili al giorno. Già nelle ultime settimane Baghdad aveva minacciato la sospensione delle esportazioni, se se le Nazioni Unite avessero adottato la proposta inglese di modificare le sanzioni. In realtà, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha optato per l’estensione di 30 giorni del programma allo scopo di dare a Washington e a Londra più tempo per far abbracciare ad altri Paesi membri del Consiglio di Sicurezza Onu le “smart sanction” – le cosiddette sanzioni intelligenti.
L’attuale programma “Oil-for-Food” permette all’Iraq di vendere quantità illimitate di petrolio, ma regola in maniera molto stretta la direzione in cui sono investiti da Baghdad i profitti. La fase attuale di sei mesi prevista dal programma scade lunedì. L’Iraq esige il rinnovo del piano per altri sei mesi, mentre la proposta delle “sanzioni intelligenti” – sostenuta da Washington e Londra e respinta da Baghdad – vuole permettere il libero flusso di beni di consumo in Iraq, tranne quelli che potrebbero essere utilizzati anche a scopo militare.
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