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Iraq: pronta nuova risoluzione Usa/Gb

L'ultima partita all'Onu sull'Iraq potrebbe cominciare lunedi' prossimo; ecco l'agenda della settimana

di Redazione

L’ultima partita all’Onu sull’Iraq potrebbe cominciare lunedi’ prossimo: all’inizio della prossima settimana Stati Uniti e Gran Bretagna consegneranno informalmente agli altri 13 paesi del Consiglio di Sicurezza la bozza di risoluzione su cui lavorano da settimane. Sara’ un testo breve, probabilmente senza ultimatum: il messaggio a Saddam Hussein sui tempi delle ”serie conseguenze” sara’ implicito, non esplicito, in quanto il semplice fatto che un testo abbia visto la luce rappresenta il segnale che Washington a questo punto ha perso la pazienza. Stati Uniti e Gran Bretagna non chiederanno un voto a tamburo battente: il testo in cui si parla di ”ulteriore palese violazione” della risoluzione dell’8 novembre rappresenterebbe una semplice ”offerta di apertura”. IL 7 MARZO DIBATTITO SU RAPPORTO BLIX – I tempi della diplomazia sono lenti e i governi da convincere molti. Dopo essersi assicurato il si’ di Spagna e Bulgaria, Washington e Londra puntano sui sei che considerano ancora incerti: Angola, Guinea, Camerun, Messico, Cile e Pakistan ”stanno sentendosi il fiato sul collo, e lo sentiranno ancora di piu’ nei prossimi giorni”, ha detto al New York Times un funzionario dell’amministrazione secondo cui anche Francia e Germania stanno facendo sugli stessi paesi pressante opera di lobby. Usa e Gb aspetterebbero il rapporto del capo della missione Unmovic Hans Blix per chiudere la partita: la relazione scritta dovrebbe arrivare tra il primo e il 3 marzo, per essere discussa il 7 dello stesso mese. Potrebbe essere proprio quella data, il 7 marzo, la data della resa dei conti all’Onu: Stati Uniti e Gran Bretagna confidano di aver raggiunto a quel punto il monte dei nove assensi su un testo che autorizza l’uso della forza. LA STRATEGIA DEI NOVE SI’ – Bastano nove si’ a far passare una risoluzione a patto che nessuno dei cinque membri permanenti opponga al testo il suo no. La strategia dei nove voti favorevoli si impernierebbe a questo punto su una sfida a Francia, Russia e Cina, le altre tre potenze che detengono con Usa e Gb il diritto di veto: sarebbe loro responsabilita’ affossare, utilizzando la loro prerogativa, la volonta’ della maggioranza dei membri del Consiglio. La strada e’ tutta in salita e i negoziati sul testo non ancora conclusi: la Gran Bretagna vorrebbe includere nella risoluzione un ultimatum mentre Washington e’ contraria a concedere ulteriori rinvii. ”Il tempo sta per scadere”, ha detto il segretario di stato americano Colin Powell spiegando a una televisione tedesca che il testo della proposta ”indichera’ con chiarezza che l’Iraq non ha rispettato” i termini della risoluzione 1441 adottata all’unanimita’ l’8 novembre 2002 dal Consiglio e in cui le sfide al disarmo avrebbero portato a ”serie conseguenze”. BLIX A BAGHDAD: DISTRUGGETE I MISSILI AL SAMUD – Intanto, in un punto a segno per l’amministrazione Bush e in un serio smacco per i militari iracheni, Blix ha scritto a Baghdad chiedendo la distruzione dei missili Al Samud 2, che hanno, secondo l’Onu, una gittata superiore di 30 chilometri ai 150 chilometri consentiti dalle Nazioni Unite. Baghdad contesta le conclusioni degli esperti delle Nazioni Unite affermando che, quando i missili sono a pieno carico – quando cioe’ hanno una testata esplosiva – la loro portata e’ inferiore a quanto risultato dai test. Blix si sta inoltre preparando a consegnare al Consiglio dei Governatori dell’Unmovic un elenco di 30 questioni irisolte sul disarmo iracheno. Le 30 questioni irrisolte sono richieste da una risoluzione del 1999 e Blix a rigore avrebbe tempo per consegnarle fino al 27 marzo. Gli Stati Uniti pero’ hanno insistito per avere l’elenco in anticipo: ne e’ emerso un compromesso in base al quale un dossier di circa 300 pagine verra’ discusso lunedi’ in versione ”condensata” dai governatori dell’Unmovic. 400 DIPENDENTI ONU LASCIANO IRAQ – Intanto le Nazioni Unite hanno autorizzato il personale delle loro agenzie umanitarie in Iraq a lasciare il paese se lo ritengono opportuno. ”Non e’ stato un ordine di evacuazione ma li abbiamo lasciati liberi di partire su base volontaria”, ha detto il portavoce Stephane Dujarric. Secondo stime dell’Onu se ne sarebbero andati in un mese circa 400 dipendenti. Restano in circa 700: tra questi i circa 200 ispettori dell’Unmovic e dell’Aiea.


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