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Iraq: Picco, forzato parlare di svolta nel segno dell’Onu

"Prima di parlare di svolta in Iraq nel segno dell'Onu, occorre attendere la nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza e analizzarla con grande attenzione", dice l'ex sottosegretario Onu

di Paolo Manzo

”Prima di parlare di svolta in Iraq nel segno dell’Onu, occorre attendere la nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza e analizzarla con grande attenzione. Prima di questo passaggio, parlare gia’ di svolta mi pare francamente un eccesso di ottimismo o una forzatura politica”. A dichiararlo e’ Giandomenico Picco, ex sottosegretario delle Nazioni Unite in un’intervista rilasciata oggi all’Unita’. Picco – che ha sottolineato come, ”in assenza di una risoluzione dell’Onu, parlare di svolta e’ piu’ un auspicio che una realta’ fondata” – ha pero’ aggiunto: ”dire che e’ prematuro parlare di svolta non significa disconoscere che cambiamenti sul terreno sono gia’ avvenuti da alcuni mesi, e sono cominciati quando l’ayatollah Ali al-Sistani ha indicato una sua posizione politica diversa da quella che la coalizione stava assumendo sul futuro dell’Iraq”. L’ex sottosegretario al Palazzo di vetro ha poi voluto soffermasi sulla questione del passaggio di sovranita’, affermando che ”l’autorita’ del nuovo governo e iracheno e il suo rapporto con le forze della coalizione presenti in Iraq sono i due punti ancora insoluti del negoziato sulla nuova risoluzione”. E avverte: ”individuare personalita’ realmente rappresentative delle varie componenti etniche, politiche e religiose presenti in Iraq e’ una condizione fondamentale ma di per se’ non sufficiente per rafforzare il processo di transizione democratica”. Picco si e’ poi soffermato sullo scandalo delle torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib e ”sul livello di credibilita”’ degli Stati Uniti. ”L’impatto che la vicenda ha avuto sia sulla popolazione irachena sia sul mondo arabo e musulmano e’ stato fortemente dannoso per gli Stati Uniti. I fatti di Abu Ghraib certamente pesano e peseranno per molto tempo sul rapporto tra gli Usa e il mondo arabo – ha poi concluso – E occorre riconoscere che quei fatti avranno un peso anche sugli sforzi di ricostruzione del Paese”. (Fonte: Adnkronos)


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