Mondo
Iraq: Per “Un Ponte per…” e Intersos giornata d’angoscia
Il giorno più lungo sta per finire. Il sedicesimo giorno dal rapimento dei volontari a Baghdad
di Paul Ricard
Il giorno piu’ lungo sta per finire. Il sedicesimo giorno dal rapimento dei volontari a Baghdad, iniziato nella notte con la prima delle due rivendicazioni della presunta uccisione delle due Simone, e’ stato per ‘Un ponte per…’, quello dell’angoscia piu’ pesante e della frenetica ricerca di informazioni. In una drammatica attesa scandita da incertezze ma anche dalla speranza rinforzata, al momento, della scarsa attendibilita’ dei messaggi. ”La notte non e’ ancora finita. Aspettiamo continuando a cercare di capire” scriveva questa mattina l’ong di Simona e Simona dal sito. Nella sede a Piazza Vittorio dell’organizzazione, tutti i volontari, travolti in poche ore da notizie terribili seguite da smentite ed inviti alla cautela, si sono chiusi come e’ ormai consuetudine, nel silenzio. Prima, la notte di veglia, fino alle 4, cercando di avere informazioni, per capire se l’annuncio via internet dell’uccisione delle ragazze fosse attendibile, poi un po’ di sollievo: le fonti in Iraq, la Farnesina e Palazzo Chigi, tutto propende per la scarsa attendibilita’ del comunicato. Fra l’altro – come rivela la stessa ong – ”anche i media arabi sono scettici sulla veridicita’ delle rivendicazioni”. Alcuni volontari sono, quindi, andati a casa, una doccia e un caffe’, forse un po’ di sonno per recuperare energie. Ma e’ durato poco: quando e’ arrivata la seconda rivendicazione, questa volta ancora piu’ terribile, in cui si preannunciava un video dell’uccisione delle due volontarie italiane, tutto e’ ripiombato nel buio. Alle 14.30 e’ arrivato alla sede di ‘Un ponte per…’ Nino Sergi, segretario generale di Intersos, l’organizzazione alla quale appartiene Manhaz, la ragazza irachena rapita insieme alle due Simone. ”Per stare con loro” spiega. Sembra tranquillo, ricorda che anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, ha definito inattendibile il secondo messaggio. ”Cerchiamo di capire” dice Sergi primo di essere inghiottito dal portone. Portone che per i giornalisti rimane sempre chiuso: oggi come in tutti i gli altri giorni che corrono dal rapimento delle due volontarie italiane e dei due loro colleghi iracheni, ”Un ponte per…” mantiene il massimo riserbo, i responsabili non parlano con nessuno. Blindati nella sede al secondo piano di Piazza Vittorio, rimandano al loro sito, che viene continuamente aggiornato man mano che arrivano le notizie, dove compaiono i loro comunicati e che resta l’unico modo di conoscere il loro stato d’animo. Continua, intanto, la mobilitazione e la solidarieta’ per le volontarie. Questa sera, i pacifisti del Comitato ‘Basta la guerra’, insieme alle associazioni Lilliput e ‘Donne in Nero’ si riuniranno in un sit-permanente davanti a Palazzo Chigi. Slogan: ‘No alla guerra, no al terrore, fuori l’Italia dalla guerra’.
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