Mondo
Iraq: per le italiane sequestro anomalo
Per il momento, sull'identita' dei rapitori, sulle voci di pagamento di un riscatto e sul ruolo giocato dai servizi segreti di Paesi importanti dell'area nessuna certezza
di Paul Ricard
Un sequestro anomalo sin dall’inizio, con modalita’ di sequestro inusuali che si e’ concluso positivamente nell’assenza di dati certi, per il momento, sull’identita’ dei rapitori, sulle voci di pagamento di un riscatto e sul ruolo giocato dai servizi segreti di Paesi importanti dell’area come Giordania e Kuwait. Una cosa e’ certa; il Governo ha lavorato nel silenzio più assoluto, coinvolgendo diversi Paesi nell’area e spiegando che le due Simone erano volontarie che amavano il popolo iracheno e non avevano alcuna relazione con l’esecutivo. Dalle fonti ufficiali si e’ mantenuto un ”assoluto riserbo” chiedendo ”senso di responsabilita”’ ai mass media e aiuto alle potenze regionali. Ma non e’ stato facile: per giorni e giorni i sequestratori hanno mantenuto un angosciante silenzio. Nessuna rivendicazione, nessun video e nessuna richiesta, lasciando cosi’ spazio ai ”rumours”, ai messaggi più diversi che qualcuno immetteva nel Web amplificando cosi’ il clima di angoscia generale. Si tratta di ”provocazioni” mediatiche, replicava il governo mentre i servizi segreti questa volta si muovevano piu’ che in Iraq nei Paesi vicini, come ha confermato il ministro degli Esteri Franco Frattini al termine di una visita in Kuwait, Paese che ha passato lunghi anni a spiare le mosse del temuto Saddam Hussein e quindi e’ in grado di districarsi meglio di qualunque altra intelligence nel pantano iracheno. Poi ieri sono arrivate come una bomba le dichiarazioni del re di Giordania Abdallah che ha speso tutto il proprio prestigio per far sapere che gli ostaggi stavano bene e che una soluzione positiva era imminente. Liberazione nella quale ha avuto un ruolo ”essenziale” la Giordania ed anche la Croce rossa italiana. Silenzio assoluto, come e’ ovvio, sulle voci di pagamento di un riscatto amplificate dalle tante indiscrezioni che attribuivano il sequestro ad ex agenti dei servizi di Saddam e quindi non particolarmente interessati alla guerra santa ma sicuramente molto interessati al denaro. Un quotidiano del Kuwait si è spinto fino a rivelare la cifra del riscatto pagato: un milione di dollari.
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