Cultura

Iraq, padre Borgomeo: chi protegge i civili?

Il direttore generale di radio Vaticana riflette sul presente e sul dopo guerra: "non si capisce perché si debba insediare un governo deciso da Washington"

di Redazione

Chi protegge uomini, donne, vecchi e bambini di Bagdad? Chiameremo tranquillamente ‘danni collaterali’ la strage di esseri innocenti? Lo chiede padre Pasquale Borgomeo, direttore generale di Radio Vaticana, in un editoriale stamane ai microfoni di ”One-o-five live”, canale in Fm dell’emittente pontifica, sul ventesimo giorno di una guerra che ”si sarebbe potuta evitare” e che sarebbe dovuta durare ”72 ore”, ricorda, mentre e’ iniziata la battaglia campale su Baghdad. Dove si profila una catastrofe umanitaria per la popolazione, ”che e’ restata nella capitale, ostaggio di Saddam”. ”Non si vede come la popolazione di una immensa citta’ qual e’ la capitale irachena possa sopravvivere a un prolungato assedio o come possa restare indenne quando le sue strade e le sue case diventano campo di battaglia”. ”Chi avra’ interesse -dice il direttore della Radio- a contare le vittime civili, se a tutt’oggi, nonostante le testimonianze frammentarie che ci giungono attraverso i media non riusciamo a farci una idea almeno approssimativa del tributo di sangue pagato dalla popolazione irachena?”. Quanto alla resa del rais, ”e’ facile purtroppo immaginare che il Dittatore non si sottomettera’ a questa umiliazione e che, se non riuscira’ a fare perdere le sue tracce, non cadra’ certo vivo nelle mani degli alleati”. Questi gli scenari, dice padre Borgomeo, ”che ci offre una guerra intrapresa fuori della legalita’ internazionale e con strategie basate su valutazioni e previsioni rivelatesi errate. A tre settimane dal suo inizio, i responsabili militari che devono condurla a termine ci avvertono ‘che il peggio deve ancora venire”’ Quanto al futuro dell’Iraq, padre Borgomeo avverte che ”appare non coerente con le motivazioni addotte a giustificazione dell’opzione militare il proposito della Casa bianca di assumere sia pure provvisoriamente il governo civile dell’Iraq del dopo-Saddam”. ”Una guerra di liberazione -sottolinea- dovrebbe per sua natura indurre a restituire al Paese liberato la sua sovranita’. Volerlo governare in forza della vittoria militare riportata, puo’ fare invece pensare a una guerra di conquista”. Il riconoscimento del ruolo attribuito da Tony Blair all’Onu avrebbe il vantaggio di restituire centralita’ a questo organismo, ricucire lo strappo tra le due sponde dell’Atlantico e placare l’antiamericanismo degli arabi. Certo, riconosce padre Borgomeo, ”il compito di persuadere l’alleato americano non e’ facile” ma Blair puo’ contare su una certa autorevolezza sia per la sua scelta di fedelta’ all’alleato americano sia per per il contributo militare ”tutt’altro che simbolico” offerto sul campo. C’e’ poi la Terra Santa dimenticata, ”un altro dopo-Saddam”. ”Ormai un palestinese ucciso non fa piu’ notizia -constata amaro il direttore- ma forse e’ una notizia che nello scorso mese di marzo, i palestinesi uccisi sono quasi cento. Non e’ una guerra, ma e’ tutt’altro che pace: e’ una piaga purulenta, e’ una fabbrica di disperazione e di odio”, malgrado le’esistenza della ”road map” avallata dal Quartetto. ”Nonostante si parli tanto di lotta al terrorismo -chiosa Borgomeo- si lascia marcire una situazione che per il terrorismo islamico e’ un argomento incendiario’


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