Cultura

Iraq: Osservatore romano, per disarmo forza non serve

Il giornale della Santa Sede: «Lo dimostrano gli anni di embargo»

di Giampaolo Cerri

I lunghi anni di embargo all’Iraq dimostrano che non e’ con ”la strada della forza che si consegue il disarmo”. Allora perche’ non ipotizzare anziche’ una ”azione militare preventiva una azione umanitaria preventiva?”. Se lo chiede l’Osservatore romano in un articolo di prima pagina invitando a non dimenticare l’orrore della guerra dimostrato dai conflitti del XX secolo. Nella stessa pagina il giornale vaticano pubblica poi un articolo sul ”Quotidiano tributo di sangue nei Territori occupati”, invitando a non ”passarlo sotto silenzio”. ”Senza alcuna pieta’ – scrive il quotidiano nel primo articolo, intitolato ‘I popoli non sono astrattezze’ – il ventesimo secolo ha mostrato l’orrore della guerra impresso sui volti dei superstiti, una lezione atroce che troppe volte e’ stata pero’ messa da parte e dimenticata in nome di principi, se non di interessi, che non avevano ne’ avranno mai la dignita’ che e’ propria dell’uomo”. ”I lunghi anni di embargo al quale e’ stato sottoposto l’Iraq – scrive dunque il quotidiano – dimostrano che non e’ perseguendo la strada della forza che si consegue il disarmo. Della severita’ dimostrata dalla comunita’ internazionale non hanno risentito gli arsenali fi altrimenti che senso avrebbero gli ultimatum di queste settimane fi ma la gente comune … i bambini senza speranza di essere curati perch? negli ospedali non ci sono medicine”. ”Perche’ non provare a sostituire – si chiede l’Osservatore romano – la persuasione della forza con la persuasione della solidarieta’? Perche’ non provare anche solo ad ipotizzare di convertire un’azione militare preventiva in un’azione umanitaria preventiva? Se ai confini non fossero ammassati apparati di distruzione, ma piuttosto cibo, medicinali, strumenti per consentire lo sviluppo economico di ogni famiglia, non sarebbero gli stessi assediati a liberarsi dalle catene e ad andare incontro non ad un nemico, ad un invasore, ma piu’ semplicemente ad un amico?” ”Avere il coraggio di una ‘risoluzione della mano tesa’ – conclude il quotidiano – restituirebbe alla comunita’ internazionale la dignita’ di ‘famiglia di famiglie’. E, forse, aiuterebbe ad essere ascoltata la preghiera per la pace che sale dal cuore di ogni uomo di buona volont?”.


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