Cultura

Iraq: nunzio presso Onu, guerra evitabile

Lo dice l'arcivescovo Renato Martino, che è anche nuovo presidente del consiglio Iustitia et Pax, in un'intervista a La Stampa

di Giampaolo Cerri

“La guerra si puo’ ancora evitare”. Parola dell’arcivescovo Renato Raffaele Martino, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, appena nominato dal Papa nuovo presidente del Pontificio Consiglio Iustitia et Pax.
In un’intervista a ‘La Stampa’, il nunzio apostolico alle nazioni unite ha espresso piu’ di un velo di speranza. ”Ho qualche elemento per dirlo. Negli ultimi giorni il linguaggio dell’amministrazione americana sull’Iraq ha subito modifiche, e forse cio’ rappresenta uno spiraglio”. A proposito dei negoziati in corso al Palazzo di Vetro, Martino risponde: ”Le risoluzioni per i controlli sul disarmo gia’ esistono, e sono legge. Non ne servono altre, e gli ispettori dovrebbero partire al piu’ presto”.
A proposito della nuova dottrina sull’attacco preventivo presentata nei giorni scorsi da Bush , Mons. Martino sostiene: ”Tanto il principio generale di quel documento, quanto la sua prima possibile applicazione pratica contro l’Iraq, suscitano profonde riserve sia dal punto di vista etico sia da quello giuridico”. ”Il diritto internazionale -prosegue l’arcivescovo- non consente ad un singolo paese di considerarsi il titolare delle decisioni ultime sulla pace e sulla guerra. Gli Stati Uniti, nel nome della lotta al terrorismo, sostengono la legittimita’dell’attacco preventivo per risolvere il problema alle origini. Messa cosi’, questa dottrina e’ unilateralita’ pura. Ipotizza il diritto a intervenire per primi, e lascia intendere che la scelta dei tempi e dei modi spetta innanzitutto a Washington”. Sul rapporto tra la dottrina della Chiesa e l’uso della forza l’arcivescovo Martino dice: ”Il punto di partenza e’ che la guerra dovrebbe sempre essere evitata. In certi casi puo’ esistere una giustificazione morale all’uso della forza, come ultima risorsa, quando ci sono le condizioni della giusta causa, la proporzionalita’ tra offesa e risposta, l’estraneita’ dei civili, la probabilita’ di successo e l’autorita’ legittima. Nella lettera a Bush, pero’ – agginge il nunzio apostolico – il presidente della Conferenza episcopale Gregory ha spiegato che al momento in Iraq, queste condizioni necessarie non esistono”.

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