Cultura

Iraq: Mons. Migliore, Usa non chiusi vs S. Sede

Mons. Celestino Migliore, osservatore permanente del Vaticano all'Onu, presenta in un'intervista a La Stampa la missione di Pio Laghi negli Usa, con una lettera del Papa per Bush

di Paolo Manzo

Le posizioni della Santa Sede sulla crisi irachena sono ”tese a costruire la pace, non sono pacifiste”, di fronte ad esse ”non c’e’ una chiusura americana” e lo scopo della missione del cardinale Pio Laghi a Washington per incontrare Bush e’ quella di ”far conoscere direttamente alla Casa Bianca la grande preoccupazione del Papa per il rischio esistente di una soluzione di forza della crisi” ma anche ”conoscere dalla Casa Bianca in maniera diretta e dettagliata qual e’ la loro posizione”. Mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, presenta cosi’ in un’intervista a ”La Stampa” la missione pontificia dell’80enne porporato emiliano in partenza domani per gli Stati Uniti, con una lettera del Papa per il presidente Usa. Con fair play diplomatico nega un raffreddamento di rapporti fra Vaticano e Usa, acuito dalle affermazioni del portavoce della Casa Bianca. ”Sono stato molto sorpreso -dice- dal vedere certi titoli e interpretazioni pubblicate dalla stampa italiana”. ”Leggendo la trascrizione del portavoce Ari Fleischer e’ chiaro che gli Stati Uniti dicono che il Papa ha una sua voce sui diritto internazionale, ha il diritto d esprimerla e viene presa in considerazione. In conclusione diceva ‘il presidente sta considerando cio’ che e’ bene per il suo popolo”’.

”Nessuno a Washington -ha proseguito mons. Migliore- ha inteso dire che il presidente Bush non ascolta la parola del Papa, Bush la ascolta come ne ascolta tante altre ed in questo concerto democratico di espressione questa voce ha il suo impatto”. Secondo l’arcivescovo quella di Laghi e’ una missione in qualche modo parallela a quella compiuta da Etchegaray a Baghdad. ”Entrambe le missioni -ha detto- hanno in comune quella che e’ la posizione della Santa Sede sulla crisi in Iraq. Si ritiene che neutralizzare arsenali nucleari e di armi di distruzione di massa ed aumentare il rispetto dei diritti dell’uomo e’ positivo, ma si e’ anche fermamente convinti che il rimedio a questi problemi non e’ la guerra ne’ l’uso della forza. Cio’ porterebbe infatti solo ad inasprire i problemi a livello mondiale”. Tale messaggio, ha aggiunto, e’ ”molto chiaro” tanto con Saddam quanto nella missione con Bush.”La volonta’ -ha detto- e’ sempre quella di esprimere una posizione che non e’ pacifismo ma e’ voler lavorare come artefici della pace. I problemi ci sono e vanno risolti, ma non con il ricorso alla guerra”.

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