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Iraq: Martino, forse invio altri soldati fuori Nassiriya

Il ministro della Difesa, Antonio Martino, ammette in un'intervista al Corriere la possibilità che altri soldati italiani vadano in Iraq per proteggere gli inviati delle Nazioni Unite

di Paolo Manzo

”Il presidente del Consiglio ha parlato dell’ipotesi di dare una forza di protezione al contingente Onu in Iraq. E’ una delle tante ipotesi di cui si e’ gia’ parlato in passato. Ma dopo i contatti che lui avra’, se e quando arrivera’ una richiesta, la studieremo”. Ad affermarlo, in una intervista al ‘Corriere della Sera’ e’ il ministro della Difesa, Antonio Martino, che ammette la possibilita’ che altri soldati italiani vadano in Iraq per proteggere gli inviati delle Nazioni Unite. In questo caso, peraltro, i soldati italiani, sottolinea, ”non sarebbero piu’ solo a Nassiriya. Ma -dice- aspettiamo di vedere la richiesta e poi ne parleremo”. Quanto alla liberazione degli ostaggi, Martino, sollevato, afferma: ”Una settimana fa avevo perso le speranze. Ero convinto che ormai non ci fosse piu’ niente da fare. Temevo il peggio. Mi aspettavo da un momento all’altro la notizia della loro uccisione. L’ultimo video, messo in onda dalla tv Al Jazira all’inizio di giugno, non mi era piaciuto per niente. Aveva il tono di un ultimatum. Ero convinto che i sequestratori si apprestassero a farciritrovare i cadaveri alla vigilia delle elezioni. Ho anche pensato che un italiano potesse far parte della cabina di regia dell’operazione”. Poi, spiega il ministro della Difesa, ”si e’ presentata l’occasione al momento giusto. Da tempo riflettevo su un’operazione militare per liberarli. Ritenevo che il rilascio spontaneo sarebbe stato molto improbabile. Non ci credevo piu’. Gli ostaggi erano ormai uno strumento destinato a influire sulle elezioni”. Per l’operazione Martino ringrazia gli alleati, che sapevano ”che un’eventuale azione avrebbe avuto ripercussioni politiche nel nostro Paese”, e che ”quindi la valutazione della fattibilita’ o meno doveva essere affidata a noi”, ma anche il Sismi, che, dice, ”ha operato in silenzio con grande professionalita”’. Poi, ricorda, ”i meriti vanno certamente al presidente del Consiglio che ha assunto la responsabilita’ dell’operazione”. Il ministro nega che sia stata pagata ”manco ‘na lira” per la liberazione e ricorda come ”ci sono stati vari momenti in cui sembrava imminente il rilascio e momenti in cui sembrava che la partita fosse chiusa. Cosi’ come c’e’ stato un momento nel quale io chiesi se non fosse il caso di cominciare a studiare un’ipotesi di nostro intervento”.


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