Non profit

Iraq: le cinque domande strategiche

Dai depositi di antrace agli aiuti umanitari scambiati con il petrolio. Le risposte sul Paese finito nel mirino del presidente George Bush

di Redazione

1. Embargo Doveva punire Saddam per l?invasione del Kuwait. Invece fa male ai civili L?Iraq è sotto embargo da 12 anni. In cui, secondo l?associazione Un ponte per, la mortalità infantile è raddoppiata fino a toccare il 13% dei neonati e la malnutrizione di massa, che prima del 1990 non era un problema, è diventata un?emergenza umanitaria con 800mila bambini denutriti. Le Nazioni Unite, inoltre, ammettono che le sanzioni imposte al Paese hanno provocato il collasso del suo sistema sanitario e idrico: oggi l?accesso all?acqua potabile è il 50% in meno del livello del 1990. Tragico l?impatto per la sanità: il 98% dei contratti bloccati dal Comitato sanzioni dell?Onu riguarda attrezzature per gli ospedali. 2. Oil for Food L?idea è buona, ma non tutto funziona come vorrebbe Kofi Annan Il programma Oil for Food (Petrolio in cambio di cibo), attivo dal 1996, autorizza l?Iraq a esportare petrolio, in quantità limitata e sotto la supervisione internazionale, per far fronte alle necessità umanitarie del suo popolo. Ma secondo l?Unicef non senza problemi, a cominciare dalla distribuzione ineguale dei fondi fra Nord e Sud: la quota destinata alla popolazione del Centro Sud è, pro capite, un terzo più bassa di quella che spetta agli abitanti del Kurdistan iracheno. Dal 96 a oggi, secondo Un ponte per, l?Iraq ha esportato petrolio per quasi 40 miliardi di dollari mentre il valore delle merci arrivate è di soli 14 miliardi di dollari. 3. Sanzioni Più intelligenti o più mirate? Il dibattito è ancora aperto. E c?è chi vuole abolirle Le sanzioni intelligenti sono una proposta di Stati Uniti e Gran Bretagna e prevedono la libera importazione in Iraq di merci per uso civile, inasprendo e rendendo più efficaci i controlli su ciò che invece potrebbe essere usato in campo militare. All?associazione Un ponte per, non piacciono: «Nascono come un?operazione di pubbliche relazioni e andrebbero eliminate del tutto». Save the Children Uk sostiene, invece, che sarebbero più efficaci delle targeted sanctions: sanzioni mirate che bloccano il denaro dei leader iracheni e impediscono loro di viaggiare all?estero senza creare nuovi danni alla popolazione civile. 4. Armi chimiche Saddam le ha o no? In attesa degli ispettori, gli esperti invitano alla cautela Il Rais iracheno Saddam giura di non avere armi di distruzione di massa e apre i confini agli ispettori delle Nazioni Unite. La Casa Bianca non gli crede: l?Iraq ha un arsenale chimico, batteriologico e nucleare, sostiene. A chi credere? La fonte più imparziale oggi è quella dell?International Institute for Strategic Studies: Saddam potrebbe assemblare armi nucleari in pochi mesi se un altro Paese gli desse le materie prime che oggi non ha in quantità sufficiente; potrebbe avere già prodotto migliaia di chili di antrace; probabilmente ha ancora 12 missili con gittata da 650 chilometri. Ma non ci sono prove di ciò che dice Bush. 5. Diritti umani Oltre ai curdi, l?Iraq perseguita gli omosessuali. E uccide chi vuol fare politica Sul fronte libertà fondamentali, Amnesty International e Human Rights Watch bocciano l?Iraq su tutta la linea. Per la pratica della pena di morte, prevista anche per prostituzione e omosessualità. Per le esecuzioni sommarie, come quella di 23 prigionieri politici giustiziati a ottobre dello scorso anno. Per i molti processi che continuano a svolgersi senza rispettare le regole del diritto internazionale: ad aprile, 4 persone sono state condannate all?ergastolo per aver cercato di fondare un partito. Per le violazioni dei diritti della minoranza curda che abita nel Nord del Paese.

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