Mondo

Iraq: l’Australia reagisce con fermezza ai rapitori

Alle minacce di uccidere gli ostaggi australiani se il loro governo non avesse ritirato le truppe dall'Iraq entro 24 ore, Camberra risponde con un fermo "no"

di Paolo Manzo

”Non modificheremo la nostra politica estera, di difesa, di sicurezza in risposta alla minaccia di organizzazioni terroristiche”. Ad affermarlo e’ stato il primo ministro australiano, John Howard, dopo l’annuncio del rapimento di due cittadini australiani in Iraq con due asiatici sull’autostrada tra Baghdad e Mosul. Nel dare notizia del sequestro, l’emittente ‘Al Arabiya’ aveva ieri citato un comunicato del gruppo ‘Esercito segreto islamico’, che minacciava di uccidere gli ostaggi australiani se il loro governo non avesse ritirato le truppe dall’Iraq entro 24 ore. Il ministro degli Esteri australiano, Alexander Downer, ha reso noto che ”nessun australiano risulta mancante all’appello”. All’ambasciata in Iraq risultano presenti 88 cittadini, nessuno dei quali viene dato per disperso, ha spiegato, precisando pero’ che potrebbero esservi una ventina di cittadini australiani che non erano stati segnalati all’ambasciata. D’accordo con il premier John Hoeward sulla necessita’ di non trattare con i terroristi anche il leader del Partito laburista di opposizione Mark Latham. ”Bisogna essere forti nella guerra contro il terrore”, ha dichiarato.


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