Non profit
Iraq, la gioia insieme al dolore
Le reazioni di due lettori sul tema della guerra in Iraq.
Caro direttore, vorrei solo comunicarle che sono per la pace e che sono ?arciconvinto? che ogni guerra, per qualsiasi ragione e sotto qualsiasi titolo, sia sempre una sconfitta per l?umanità e la vita. Quello che non sopporto è la strumentalizzazione politica di chi crede fermamente nella pace. La mia speranza è di vedere in una manifestazione per la pace (sarebbe meglio in tutte) sfilare la gente solamente con la bandiera della pace senza altri simboli o bandiere che spesso hanno il sapore della guerriglia; e magari anche in totale silenzio proprio per arginare la guerra comunicativa e mediatica ed evitare così ogni manipolazione da parte di chi vuole solo strumentalizzare la pace per i suoi fini politici e comunque di potere, sopraffazione e quindi dominio.
Pace, e basta!
Franco, email
Sono stato radicalmente contro la guerra. Oggi vedendo la gente di Bagdad in festa sono contento. Dopo un quarto di secolo di dittatura, il popolo, per la prima volta, può appropriarsi della propria libertà. A che prezzo? Altissimo… ma sono felice che sia finita. Spero tanto che, al di là degli interessi più o meno sporchi di Bush, ci sia, finalmente, pace e giustizia in quella terra martoriata, stuprata e violentata dalla feccia dittatoriale di un assassino.
Marco Lipari, Palermo
Molti lettori, questa settimana ci hanno scritto e mandato messaggi in merito ai due avvenimenti che ci hanno visto tutti coinvolti: la guerra in Iraq che volge al termine, e la manifestazione per la pace di sabato 12 aprile.
Sulla sconfitta di Saddam, come ci ha scritto Marco, è giusto gioire il giorno in cui cade un dittatore e un tiranno. Una felicità che però non può cancellare il dolore per il prezzo in vite umane spezzate dalla violenza e per una crisi umanitaria in atto che fa paura. E neppure può cancellare l?ansia e la preoccupazione che l?opportunità di un futuro migliore che in Iraq si è aperta, si possa subito trasformare in uno scenario di ulteriore violenza, ingiustizia e povertà per un popolo già provatissimo. Una gioia senza dolore è oscena, come sono state oscene molte reazioni in Italia.
Perciò condividiamo anche l?invito di Marco a testimoniare, se possibile, una volontà di pace ancor più netta e pura. Perché siamo convinti, anzi certi, che una politica che si riducesse a essere l?imposizione della legge del più forte e che ribadisse che il raggiungimento dei propri fini giustifica qualsiasi mezzo, non produrrà nulla di buono.
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