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Iraq Journal, “I bambini e gli Uxo”

Lucio Melandri, volontario di Intersos continua il suo diario: "il problema principale sono gli ordigni inesplosi, in inglese Uxo"

di Lucio Melandri

Saccheggi I saccheggi continuano nella città, ma una parte della popolazione locale non accetta più di assistere passivamente alla barbarie . Iniziano così posti di blocco spontanei, organizzati da normali cittadini per limitare il ?danno? e di conseguenza si avviano scontri tra la popolazione. Ci capita, percorrendo le strade di Baghdad, di dover ingranare improvvisamente la retromarcia e fare dietrofront di fronte a spari provenienti non si sa bene da dove. Il museo di Baghdad, ricettacolo della antica cultura mesopotamica, la Biblioteca Nazionale ricca di testi antichi, ma anche le banche ed i normali uffici, depredati di ogni cosa. Probabilmente nei mercati di qualche paese o in piccoli negozi di antiquariato presto compariranno oggetti rari e preziosi svenduti per un prezzo che non avrà nulla a che fare con il reale valore della storia che rappresentano. Con i colleghi del Tavolo di Solidarietà si continua nell?analisi dei bisogni e nella distribuzione dei primi aiuti, allargando il raggio di azione a tutte le strutture sociali, sanitarie ed assistenziali che in qualche maniera cercano, con ostinazione, di mantenere il loro servizio verso la popolazione. A Saddam city Ci addentriamo in uno dei quartieri più poveri e sovraffollati della Capitale: Saddam City. E? strano: ci si sarebbe aspettato che un dittatore come Saddam Hussein avrebbe dato il proprio nome ai ricchi ed ordinati (prima della guerra) quartieri centrali della metropoli. Che il ?Rais?, che aveva basato il suo potere anche sul culto della sua immagine, facendo affiggere i suoi ritratti dovunque e posizionando le statue che lo raffigurano ogni dove, avrebbe destinato il suo nome ai silenziosi quartieri residenziali lungo le rive del Tigri. E invece proprio questa area da sempre degradata ed emarginata, dimenticata nei suoi bisogni fondamentali, porta il suo nome. Una città sommersa dall’immondizia Il sistema di raccolta dei rifiuti, per quanto non rispondente in pieno alle necessità di una città di cinque milioni di abitanti già da prima la guerra, oggi è collassato insieme a tutte le strutture amministrative. Le strade e le vicinanze delle case sono invase da montagne di rifiuti. Il problema non è solo estetico: le alte temperature dell?estate si stanno avvicinando. Il rischio di epidemie è alto ed un intervento per la rimozione dei rifiuti è urgente: lo inseriamo nelle priorità del nostro piano di azione. Quando da piccolo andavo a scuola e non avevo voglia di fare i compiti mia madre esclamava: ?se non studi, da grande farai lo spazzino !!? Operatore umanitario di emergenza: significa anche questo. Calarsi nella realtà, cercare di comprendere le dinamiche e la loro complessità. Ed identificare soluzioni. Anche a proposito di immondizia. Religioni e comunità L?Iraq, paese prevalentemente Musulmano, ha sempre accettato la presenza di varie religioni. A Baghdad diverse sono le antiche moschee, così come le chiese cristiane. E la convivenza non ha mai posto problemi particolari. Chi è stato emarginato sono piuttosto i membri della comunità musulmana Scia (i cosiddetti sciiti), che sotto il regime di Saddam hanno subito persecuzioni e divieti. Oggi fanno sentire la loro voce e presenza organizzando le prime manifestazioni e cortei per la città. Sventolando bandiere e cartelloni che riportano ?No Saddam ? No US ?. Quotidianamente di fronte all?Hotel Palestina ?famoso per la presenza della stampa internazionale- si accalcano migliaia di persone per manifestare la loro volontà all?indipendenza dalle dittature ma anche dalla occupazione militare. Sciacalli La gente comincia ad uscire dalle case e la città riprende timidamente a vivere. Alcuni negozi riaprono le serrande e cercano di vendere la poca mercanzia disponibile: poca frutta, alimenti scaduti, sapone, candele. Come sempre c?è chi cerca di arricchirsi sfruttando le povertà altrui. Compaiono ai bordi delle strade gruppetti di persone senza scrupoli: affittano la possibilità di telefonare. Il sistema delle comunicazioni telefoniche è completamente saltato ed il paese, ed i suoi abitanti, sono isolati dal mondo. Molte le famiglie con componenti all?estero vorrebbero far sapere che stanno tutti bene, che la casa non è stata danneggiata, che sono ancora una volta sopravissuti ad una tempesta di bombe. Gli affaristi hanno acquistato nella vicina Giordania i telefoni satellitari ed offrono la possibilità di telefonare all?estero, quintuplicando il costo reale della chiamata: dieci dollari per un minuto di conversazione. Venti, trenta dollari per sentire la voce dei propri cari lontani: quello che un professionista guadagnava in un mese di salario sotto al regime. Qualche goccia di pioggia lava la sabbia dalle cupole e dai minareti delle moschee e cancella il nero della fuliggine onnipresente, quasi a mostrare la voglia di una pulizia generale, la volontà di ricominciare. Ritorna il traffico Succede all?improvviso: la città che era deserta si trasforma in una metropoli sovraffollata dove regna il caos. Fino a ieri ci muovevamo rapidamente per le grandi strade di Baghdad facendo attenzione ai check points ed agli scontri ancora in atto. Oggi ci troviamo bloccati nel bel mezzo di una giungla di macchine e carretti trainati da cavalli, dove si procede senza tenere in minima considerazione alcuna regola fondamentale del traffico. Non esistono più sensi unici, rotatorie, stop. I semafori non funzionano e ad ogni incrocio un ingorgo ci risucchia rumorosamente. La gente è uscita dalle abitazioni curiosa: ci salutano e ci danno il benvenuto. La città si trasforma ed assume uno strano aspetto irreale: palazzi ancora fumanti, carrozzerie di auto carbonizzate in mezzo alla strada ed al contempo bambini che giocano nei viottoli, donne che vanno a fare la spesa e anziani che fumano all?angolo della strada. Gli Uxo Ma la normalità è lungi dal venire: ogni tanto una esplosione rompe il rumore dei clacson. Non si tratta più di scontri o combattimenti, ma di quei micidiali ordigni che portano il diabolico nome di UXO, sigla inglese per identificare gli ?ordigni inesplosi?. C?è n?è di ogni tipo, dai razzi per gli RPG, alle granate, ai proiettili alle più micidiali bombe ?a grappolo?. Le tristemente famose Cluster Bombs. La coalizione anglo-americana ha ufficialmente riconosciuto di averle utilizzate durante i bombardamenti: si tratta di piccole ?mine?, attaccate ad un paracadute. Vengono lanciate dagli aerei all?interno di un contenitore che ad una determinata quota si apre per disseminare sul terreno questi ordigni altamente esplosivi. Solo una parte di essi esplodono al contatto con il terreno o con gli ?elementi ostili?. Una buona percentuale si dissemina nel territorio su di un ampio raggio, rimanendo inesplose. Ma purtroppo attive ed ?accattivanti?. Per la particolare forma e colore infatti attirano l?attenzione, soprattutto dei bambini, che facilmente li scambiano per oggetti interessanti con i quali eventualmente giocare. Al contatto esplodono: le lesioni sono nella maggior parte dei casi letali, in gran parte lasciano gravi invalidità permanenti. Dalle informazioni che provengono dal personale medico degli ospedali che visitiamo, sebbene non vi sia ancora la possibilità di avere statistiche, si evince che gli incidenti quotidiani per esplosione di UXO sono numerosissimi. Visitiamo alcuni dei bambini ricoverati e gravemente feriti a causa di tali esplosioni: terminati i fischi delle sirene d?allarme ed il rumore delle bombe che venivano dall?alto, non immaginavano di incontrare la loro sorte giocando nel cortile della loro scuola, con un piccolo oggetto trovato per terra. In ospedale Già nel dicembre dell?anno scorso una collega di INTERSOS aveva avuto la possibilità di effettuare una visita a Baghdad. In quell?occasione si era già evidenziata la grave situazione in cui vertevano alcuni ospedali a causa dell?embargo imposto da diversi anni. In particolare l?Ospedale Pediatrico Al Mansur ? punto di riferimento nazionale per le patologie oncologiche, quali la leucemia pediatrica- aveva lanciato un grido di allarme a causa della grave carenza di medicinali specifici per la cura di tali patologie. Nei giorni della guerra anche questo ospedale, come tutti gli altri, si era trasformato in un grande pronto soccorso aperto a tutti i feriti. Col passare dei giorni si ripristinano i servizi e l?Al Mansur torna alla sua vocazione originale: ospedale pediatrico. Tornano alcuni dei piccoli pazienti. Il problema è grande: se era già difficile prima reperire i farmaci, oggi in questa situazione di confusione è impossibile. Con il convoglio sanitario ne abbiamo portati alcuni, grazie all?aiuto di alcuni sostenitori in Italia, ma la richiesta è grande e la necessità è quella di mantenere una costanza nei cicli terapeutici, altrimenti inefficaci. Molti dei bambini che facevano riferimento a questo ospedale provenendo dalle zone rurali, oggi non hanno la possibilità di raggiungere la capitale a causa dei problemi di sicurezza e trasporto. Come accade sempre, una guerra colpisce tutti. Ma chi ne paga le conseguenze più gravi sono sempre gli ultimi, i più sfortunati. Per i quali la guerra è solamente una ?sfortuna? in più. Visitiamo i reparti insieme ai medici: solitamente cerco di fare qualche foto per documentare le situazioni. Questa volta non me la sento. Forse è perché di fronte a un popolo che ha sofferto la dittatura, l?embargo, le guerre, i bombardamenti, quando si giunge a questi livelli la sofferenza è tangibile, fisica e ti avvolge. Approfondiamo con il personale sanitario l?argomento: sono sicuri dell?impatto diretto delle armi utilizzate nella guerra del Golfo del 1991, dell?influsso dell?uranio impoverito. Dichiarano che nell?ultimo decennio le statistiche hanno rilevato un aumento fino a 5/8 volte superiore al normale andamento epidemiologico nelle patologie tumorali. E temono nuovi impatti, nuove malattie provenienti da nuove armi usate in questa ultima guerra.

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