Mondo
Iraq: Joan Baez si unisce alla Crawford
La cantante icona della protesta anti Vietnam si unisce alla protesta della mamma del soldato Crawford ucciso in Iraq
di Paul Ricard
Negli anni sessanta era un’icona della contestazione contro la guerra in Vietnam, ieri Joan Baez si è esibita di fronte ai pacifisti assiepati ai cancelli del ranch del presidente George W. Bush, in Texas, per chiedere il ritiro immediato delle truppe americane dall’Iraq. I lunghi spettinati capelli neri oggi sono cortissimi e brizzolati, ma la chitarra è la stessa e anche gli inni della protesta, da “Song of Peace” a “Sweet Chariot” all’immancabile “Where have all the Flowers Gone”. “Alla prima marcia di protesta contro la guerra in Vietnam – ha detto ai familiari di soldati caduti in Iraq uniti a Crawford in un sit in che continua ormai da due settimane – eravamo in dieci. A confronto questa è una protesta immensa”. Il quartier generale dei pacifisti è stato battezzato Camp Casey, in memoria di Casey Sheehan, soldato scelto di 24 anni, caduto al fronte nell’aprile dell’anno scorso. Casey è il figlio di Cindy Sheehan, l’animatrice della protesta che, da sola, con il suo camper, si è presentata a Crawford all’inizio di agosto sperando di avere l’occasione di parlare a quattr’occhi con il presidente Bush. Giorno dopo giorno il suo gesto ha assunto una carica simbolica e attratto in Texas decine di pacifisti. Ad ascoltare Joan Baez erano circa cinquecento. Cindy, la madre coraggio, non c’era. Venerdì ha lasciato il presidio per assistere la madre, colpita da improvviso malore, ma l’attività di Camp Casey continua anche in sua assenza.Sheehan ha promesso di ritornare in Texas sperando di incontrare il presidente prima della fine delle sue lunghe vacanze estive e il conseguente ritorno a Washington. Bush per ora si è limitato a farle le condoglianze a distanza, senza far riferimento all’ipotesi di un incontro. Numerosi rappresentanti del partito repubblicano hanno bollato come un errore il mancato incontro con la madre del soldato, non solo sarebbe stato un segno di solidarietà con le famiglie dei caduti ma avrebbe spezzato sulnascere una protesta che sta ogni giorno diventa più scomoda per l’amministrazione. Lo stesso Bush, con il suo appello radiofonico del sabato, ha avviato una cinque giorni dedicata a difendere la missione americana in Iraq, un sacrificio iniziato il giorno delle stragi dell’11 settembre 2001 e che ha l’obiettivo di garantire la sicurezza agli Stati Uniti. Ai manifestanti che mettono a confronto il deserto dell’Iraq con la palude del Vietnam, Bush risponde paragonando il sacrificio degli americani di oggi a quello dei patrioti della Seconda Guerra Mondiale che hanno trasformato i nemici di allora nei migliori alleati dell’America. Bush ripeterà questi concetti oggi parlano in Utah al convegno annuale dei veterani, all’1,35 ora di Washington, le 19,35 in Italia. Baez ha sottolineato che l’avvio di una protesta contro l’Iraq era inevitabile ed era solo questione di tempo. “Basta una lacrima di troppo e alla fine non si riesce più a fermare il flusso. E’ toccato alla lacrima di Cindy”. A far da contrappunto alla protesta dei pacifisti, ieri, un secondo picchetto ha fatto capolino nel centro di Crawford. Agli attivisti che chiedono il ritiro immediato delle truppe americane dall’Iraq, il secondo gruppo di manifestanti è sceso in piazza a sostengo della guerra. Nel segno del patriottismo gli organizzatori hanno alzato un grande striscione con su scritto “Dio benedica il nostro presidente!”. Il quartier generale dei manifestanti pro-guerra si chiama Camp Qualls, battezzato in onore di un altro soldato caduto in Iraq, il caporale dei Marines Louis Wayne Qualls, morto a 20 anni nell’autunno scorso. “Se dovessi sacricare tutta la mia famiglia per il bene del Paese e del mondo e di altri Paesi che vogliono vivere in libertà, lo farei”, ha detto ieri il padre del soldato Gary Qualls, un amico del commerciante locale che ha organizzato la maniferstazione.
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