Mondo

Iraq: Italia, miglior mediatore per il futuro

Ne e' convinta il giudice giordano Tagreed Hikmat, membro del Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda

di Paolo Manzo

”L’Italia puo’ giocare un ruolo molto importante per la soluzione della questione irachena”. Ne e’ convinta il giudice giordano Tagreed Hikmat, membro del Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda, che in un’intervista all’Adnkronos International mette in rilievo l’importanza di una ”mediazione italiana tra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e il popolo iracheno”. Secondo la Hikmat, infatti, ”l’Italia, grazie al suo Governo e ai suoi ambasciatori, ha un ottimo rapporto con tutto il mondo arabo. E gli arabi, di conseguenza, ascoltano con molto rispetto, e con maggior attenzione, tutto quanto viene proposto dall’Italia”. Un ruolo di mediazione importante, all’interno del mondo arabo, potrebbe essere poi svolto anche dalla Giordania. ”I rapporti tra il mio Paese e l’Iraq sono buoni – dichiara – e la Giordania potrebbe svolgere un ruolo complementare nella situazione irachena a fianco, appunto, di un Paese come l’Italia”. L’importanza di Amman, ora, viene anche dal ”ruolo riconosciuto a livello internazionale dell’attuale re”. Intanto il principe Hassan, fratello del re hussein, avrebbe dichiarato in un’intervista al ‘Washington Post’ di voler partecipare alle riunioni tra sciiti e sunniti in Iraq proprio per svolgere un ruolo di mediazione. Reduce da un meeting ad Amman, dove ha esposto i risultati emersi dalla Conferenza di Sana’a su ‘Democrazia, diritti umani, stato di diritto e ruolo della Corte penale internazionale’, la Hikmat ricorda quanto sia importante che venga ”ratificato lo statuto di Roma nella regione”. La Conferenza che si e’ svolta nello Yemen, ”la piu’ importante del mondo arabo su diritti umani e stato di diritto”, ha comunque messo in luce come il sistema giudiziario dei vari Stati arabi contenga numerose incongruenze. ”Ecco perche’ – sottolinea il giudice giordano – e’ importante che si crei un Tribunale speciale, come e’ avvenuto per l’ex Jugoslavia o per il Ruanda, che giudichi sia Saddam Hussein, sia i crimini commessi dal suo regime”. La Hikmat ricorda come ”in molte costituzioni arabe e’ prevista l’impunita’ ed e’ per questo che per l’Iraq sarebbe molto difficile giudicare da solo” l’ex leader di Baghdad. Importante, quindi, stabilire ”una Corte speciale” che operi con la ”supervisione dell’Onu”. Tagreed Hikmat pensa ai suoi due figli in particolare e a tutti i figli in generale quando affronta, come giudice del Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda, la questione israelo-palestinese. ”Dobbiamo mettere da parte i nostri sentimenti e le nostre opinioni – dichiara con un sospiro – e dobbiamo impegnarci tutti per la pace tra israeliani e palestinesi. E’ un obiettivo che va raggiunto per il futuro dei nostri figli”. La Giordania, ricorda il giudice nata ad Amman, e’ uno dei Paesi arabi che ha maggiormente a cuore la questione israelo-palestinese. E la convinzione, diffusa, e’ che una soluzione ci deve pur essere. ”La miglior soluzione, ora, e’ creare due Stati indipendenti – dichiara – Israele da un lato, la Palestina con capitale Gerusalemme dall’altro. Dobbiamo ricordarci, comunque, che non c’e’ pace senza giustizia, non c’e’ pace senza rispetto dei diritti umani, non c’e’ pace senza lo stato di diritto”. Un obiettivo che, secondo la Hikmat, si puo’ raggiungere ”grazie al percorso previsto dalla Road Map. E’ un buon documento e deve essere applicato: e’ l’unica soluzione possibile”. Secondo il giudice, che vive tra Amman e Arusha, ”anche Bush avrebbe fatto dei buoni passi per la pace in Medioriente. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno la capacita’ di esercitare una buona pressione sui leader israeliano e palestinese. Devono esercitarla per la pace”.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA