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Iraq: intimidazioni vs comunità cristiana a Mosul

''La scorsa settimana, una bomba e' stata disinnescata di fronte alla scuola cattolica di Mosul", dice all'agenzia Fides padre Nizar Semaan, sacerdote siriaco di Mosul

di Paolo Manzo

La comunita’ cristiana di Mosul, nell’Iraq settentrionale, e’ sottoposta a gravi intimidazioni. ”La scorsa settimana, una bomba e’ stata disinnescata di fronte alla scuola cattolica di Mosul. Era un ordigno formato da una serie di bombe a mano di bassa potenza ma che poteva comunque uccidere e ferire i ragazzi. Per motivi di sicurezza, la scuola e’ stata chiusa per almeno una settimana”, dice all’agenzia Fides padre Nizar Semaan, sacerdote siriaco di Mosul. ”Sempre la settimana scorsa -continua Semaan- una raffica di kalashnikov e’ stata sparata contro l’episcopato siro-antiocheno della mia citta’. I responsabili sono molto probabilmente estremisti wahabiti di Mosul”, dice il sacerdote iracheno. ”Con questi atti di intimidazione contro la comunita’ cristiana, gli estremisti vogliono dimostrare la loro forza e, fatto ancor piu’ grave, bloccare il ritorno alla normalita’ della societa’ civile. A Mosul, infatti, stanno procedendo i lavori per rimettere in sesto strade ed edifici pubblici, quali scuole ed ospedali. Gli estremisti vogliono imporre la loro legge fatta di intolleranza e violenza in citta’ come Mosul dove vi e’ una lunga tradizione di rispetto tra le religioni e le etnie”. Gli estremisti wahabiti ”erano presenti pure sotto il regime di Saddam Hussein, anche se tenevano un basso profilo. Ora -dice il sacerdote- hanno rialzato la testa e stanno espandendo le loro attivita’, attirando nelle loro fila sempre piu’ gente. I wahabiti sono ben finanziati dall’estero ed è facile per loro reclutare giovani disoccupati”. ”Quando, alla fine degli anni ’80, frequentavo l’universita’ a Mosul -continua Semaan- le ragazze velate erano una su quaranta. Adesso invece la proporzione si e’ rovesciata: 40 ragazze velate contro una soltanto a capo scoperto! Questo perche’ gli integralisti pagano le giovani per portare il velo. Chi ha in mano le sorti dell’Iraq -conclude- deve cercare di impedire la fine della tradizione di tolleranza e di pacifica convivenza tra le fedi. Non vogliamo che l’Iraq sia un nuovo Libano”.


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