Cultura

Iraq: il testamento del vescovo ucciso

Nel testamento spirituale tradotto dall'arabo oggi da Asianews il vescovo caldeo di Musul chiede fratellanza fra cristiani e musulmani.

di Emanuela Citterio

E’ un messaggio di amore e di fratellanza per tutte le comunità religiose dell?amato Iraq il testamento di mons. Paulos Faraj Rahho, l?arcivescovo caldeo di Mosul, trovato morto dopo 14 giorni di sequestro lo scorso 13 marzo. Nel testo, pubblicato dal sito in arabo Ankawa.com il vescovo chiede ai cristiani di «essere sempre aperti verso i nostri fratelli musulmani, yazidi e tutti i figli della nostra Patria amata, di collaborare insieme per costruire solidi vincoli di amore e fratellanza tra i figli del nostro amato Paese, Iraq» e ricorda con particolare tenerezza i disabili della ?Fraternità di Carità e Gioia?, da lui fondata nel 1989: ?Da voi ho imparato l?amore, voi mi avete insegnato ad amare?. Rivolgendosi poi ai suoi famigliari ammette con semplicità: ?Io non possiedo niente e tutto quello che possiedo non è mio. Io stesso ero una proprietà della Chiesa, e dalla Chiesa non potete rivendicare niente?.

Di seguito riportiamo alcuni stralci del testamento, tradotti dall?arabo da AsiaNews.

?Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.? (Romani 14,7-8).
La morte è una realtà tremenda, la più tremenda di ogni altra realtà, ed ognuno di noi dovrà attraversarla. L?uomo, che dona la sua vita, se stesso e il suo essere e tutto ciò che possiede a Dio e all?altro esprime così la profonda fede che ha in Dio e la sua fiducia in Lui. Il Padre Eterno si prende cura di tutti e non fa mai male a nessuno. Perché il suo amore è infinito. Lui è Amore, ed è anche la pienezza della paternità. Così si comprende la morte: morire è interrompere questo donarsi a Dio e all?altro (nella vita terrena, ndt) per aprirsi ad un donarsi nuovo e infinito, senza macchia. La vita è il consegnarci pienamente tra le mani di Dio; con la morte questo consegnarci diventa infinito nella vita eterna.
Chiedo a tutti voi di essere sempre aperti verso i nostri fratelli musulmani, yazidi e tutti i figli della nostra Patria amata, di collaborare insieme per costruire solidi vincoli di amore e fratellanza tra i figli del nostro amato Paese, Iraq.

Il servo del Vangelo di Cristo
Paolo Faraj Rahho

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