Welfare

Iraq, il rapporto di Nessuno Tocchi Caino su Saddam

Pena di morte, torture nelle carceri e massacro sistematico dei curdi i capi di accusa dell'associazione contro il regime del Rais

di Stefano Arduini

Condanne a morte comminate da tribunali speciali, contro le quali gli imputati non possono presentare appello. Esecuzioni sommarie, con i corpi dei condannati sepolti in luoghi segreti o restituiti alle famiglie con l’ordine di non effettuare alcuni rito funebre. Detenuti sottoposti ad un regime quotidiano di torture e maltrattamenti orrendi, fra le quali mutilazioni e stupri. E’ questo il quadro descritto dal rapporto ”La pena di morte (e non solo) sotto Saddam Hussein” presentato oggi da Nessuno Tocchi Caino che ha anticipato il capitolo relativo all’Iraq del suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo. Eccone i punti salienti. La pena di morte e’ in vigore in Iraq dal 1921, praticamente dalla fondazione dello stato iracheno, che risale all’anno prima, ma la sua applicazione e’ stata ampliata da quando il partito del Bath e’ andato al potere, nel 1968, ed ancora di piu’ da 1979, anno d’inizio della presidente Saddam Hussein. Nel paese operano una serie di tribunale speciali amministrati da vari servizi di sicurezza e le loro decisioni non possono essere appellate dagli imputati ai quali non e’ consentito avvalersi di avvocati difensori, sostiene l’associazione che si batte per l’abolizione della pena capitale. Non esiste proporzionalita’ fra gravita’ del crimine commessa e sentenza emanata, e dallo scorso 11 febbraio potranno essere condannati i soldati che provassero a fuggire o si rifiutassero di combattere una volta scoppiata la guerra. I nuovi reati capitali riguardano il personale delle Forze di difesa aerea che abbandoni la sua unita’ sotto bombardamento, sia trovato in possesso di opuscoli lanciati dagli aerei americani, riveli informazioni sulle perdite subite, diffonda voci incontrollate. Nel quarto di secolo di regime di Saddam, si stima che siano almeno 200mila le persone arrestate di cui si e’ persa traccia. Si ritiene che migliaia siano stati giustiziati e sepolti in luogo segreto. Nei casi in cui i corpi degli uccisi vengano resi alle famiglie, di solito viene loro imposto di non effettuare nessun rito funebre. ”Si ritiene – continua il rapporto – che Saddam abbia fatto uccidere centinaia di capi militari dopo che le sue spie infiltrate nei loro ranghi avevano riferito di segni di infedelta’. Alle famiglie di 18 oppositori giustiziati a luglio e’ stato chiesto anche di pagare 75mila dinari destinati, gli e’ stato spiegato, a coloro che avevano effettuato le esecuzioni”. La sola critica di Saddam costituisce reato in Iraq. Oltre alla pena di morte, vengono applicate -sostiene ancora Nessuno Tocchi Caino- altre pene crudeli, come la marchiatura sulla fronte, l’amputazione di orecchie, mani e lingua, prescritte dalla legge oppure effettuate arbitrariamente dai reparti della milizia noti come i ”commandos” di Saddam. Tortura e maltrattamenti – si legge nel rapporto – sono all’ordine del giorno nelle carceri irachene, dove le condizioni di vita sono insopportabili. ”I metodi utilizzati nelle prigioni comprendono scariche elettriche per mutilare le mani, estrazione delle unghie, violenze sessuali e ‘stupri autorizzati”’.Tra le carceri descritte, quella di ‘Sijn Al-Tarbbut’ (la bara), una prigione della Sicurezza posta al terzo livello sotto terra e fatta di 100-150 box di acciaio simili ai loculi nei cimiteri che vengono aperti solo per una mezzora al giorno per far entrare un po’ d’aria e di luce. ”Ai detenuti vengono dati solo cibi liquidi. Se non confessano li si lascia morire”, vi si legge. Nel paese, denuncia inoltre l”Iraqi Human Rights Group, citato nel rapporto di Nessuno Tocchi Caino, ci sarebbero circa 300 prigioni segrete, dislocate in alcuni magazzini, depositi, edifici governativi o nei ministeri, come quello dell’Agricoltura. Il 20 ottobre 2002, il governo iracheno ha annunciato un’ampia amnistia per ”ringraziare il popolo iracheno” che aveva rieletto il presidente Saddam Hussein con il 100 per cento dei voti nel referendum celebrato cinque giorni prima, scrive il documento di ‘Nessuno Tocchi Caino’. La televisione ha mostrato decine di uomini che lasciavano la prigione festanti e ”pronti a difendere l’Iraq e il grande leader’. Ma associazioni irachene a difesa dei diritti umani hanno denunciato questa amnistia come una farsa. Numerose voci si sono levate, ad esempio, per chiedere conto a Saddam della sorte di migliaia di Kurdi fayli, dai 7 ai 10mila, inghiottiti dalle prigioni del regime, e il Kuwait ha accusato l’Iraq di non dare notizie su piu’ di 600 kuwaitiani e cittadini di altri paesi scomparsi durante la guerra del Golfo del 1991. In alternativa alle amnistie, denuncia il rapporto, il regime iracheno ha spesso messo in atto ”campagne di pulizia delle prigioni” che consistono nello svuotamento di quelle sovraffollate tramite l’esecuzione di centinaia di detenuti alla volta. La prima ”campagna di pulizia” e’ avvenuta nel 1984: circa 4000 persone sono state giustiziate nella prigione di Abu Ghraib. Ra’id Qadir Agha, un membro dell’Unione Patriottica del Kurdistan, ha rivelato che il giorno dopo l’attentato al primogenito di Saddam, Uday, avvenuto nel dicembre 1996, circa duemila detenuti sono stati giustiziati in una sola notte in una prigione di Baghdad dove era detenuto. Nel dossier di 23 pagine sui diritti umani in Iraq presentato il 2 dicembre 2002 dal Foreign Office britannico si afferma che nella regione settentrionale kurda dell’Iraq, solo nel 1987-88, 100mila kurdi sono stati uccisi o fatti sparire, mentre centinaia di civili musulmani sciiti, che costituiscono piu’ della meta’ della poolazione, sono morti quando le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro una manifestazione pacifica all’inizio del 1999. In base a notizie pubblicate dalla stampa irachena e riportate da fonti dell’opposizione, Nessuno Tocchi Caino ha registrato almeno 214 esecuzioni in Iraq nel 2002. Erano state almeno 179 nel 2001. In un rapporto presentato il primo aprile 2002 alla Commissione Diritti Umani dell’Onu, lo special rapporteur sull’Iraq Andreas Mavrommatis ha riportato notizie secondo le quali il governo iracheno avrebbe giustiziato circa 4mila persone dal 1998 al 2001. E la pena di morte sarebbe stata applicata anche a 130 donne arrestate per prostituzione, tra il giugno 2000 e l’aprile 2001. Ma secondo quanto riferiscono associazioni per i diritti umani, molte delle donne non erano prostitute e sono state uccise per motivi politici. Il maggiore dei figli di Saddam Hussein, Uday, e’ considerato un vero e proprio ‘patito’ delle esecuzioni pubbliche – conclude il rapporto, e con il fratello Qusay avrebbe firmato un numero di decreti di esecuzioni stimato in 10mila.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA