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Iraq: il punto dopo la relazione di Blix

Dopo il rapporto di Hans Blix per l'Unmovic e Mohammed El Baradei per l'Aiea, che succederà?

di Redazione

Gli ispettori inviati in Iraq per accertare se Saddam Hussein detiene ancora armi di distruzione di massa hanno presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un quadro intermedio, con diverse critiche a Baghdad, ma senza denunciare concrete violazioni della risoluzione 1441 dell’Onu. E’ stata probabilmente la soluzione scelta per ottenere una proroga del loro lavoro. Il rapporto fatto da Hans Blix per l’Unmovic e Mohammed El Baradei per l’agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e’ stato definito da Jeremy Greenstock – rappresentante di Londra nel consiglio di sicurezza – un ”catalogo di problemi irrisolti”. Ci sono stati toni diversi – ma potrebbero essere stati anche concordati – anche tra i due capi degli ispettori: piu’ critico Blix, il quale oggi non ha chiesto un prolungamento dei controlli (dopo averlo fatto nei giorni scorsi); piu’ positivo El Baradei, per il quale le ispezioni potranno ancora contribuire ad evitare il conflitto. Per ora e’ stata sventata la guerra sulle prove: nel senso che non ci sara’ probabilmente in questa fase all’Onu un dibattito per decidere se esistono gli elementi per passare alle ”gravi conseguenze” previste nella 1441. Si apre pero’ il confronto sulla durata dei tempi extra da concedere a Baghdad e quindi agli ispettori. Gia’ prima della presentazione del rapporto Stati Uniti e Gran Bretagna avevano ribadito di non credere alla possibilita’ che Saddam modifichi il suo atteggiamento e collabori. Di parere contrario il segretario generale dell’Onu Kofi Annan il quale aveva preventivamente auspicato una proroga delle ispezioni. Dopo la presentazione del rapporto Francia, Germania, Russia, Cina, Egitto sono stati tra i paesi scesi immediatamente in campo a favore di una permanenza prolungata degli ispettori in Iraq. La scelta di non considerare conclusi i controlli con la presentazione del rapporto ha favorito, intanto, un ricompattamento dei Quindici che, a Bruxelles, hanno oggi trovato facilmente l’accordo su una risoluzione che concede ”un’ultima chance all’Iraq a risolvere pacificamente la crisi”. Il documento dell’Europa insiste inoltre sul ruolo che spetta all’Onu nella gestione della risoluzione 1441. Un’ unanimita’, peraltro, che rischia di sgretolarsi se si passera’ alle armi senza un’altra decisione delle Nazioni Unite. A Baghdad i media hanno ignorato il D-day sulle ispezioni, ma non il governo ed il ministro degli esteri Naji Sabri ha insistito sul fatto che l’Iraq non poteva fare di piu’, dopo aver presentato una dichiarazione di 12 mila pagine e autorizzato gli oltre cento ispettori a frugare in 490 siti, di cui molti militari. Sabri ha anche colto l’occasione per smentire l’esistenza di rapporti tra Baghdad e l’organizzazione Al Qaida dello sceicco Osama bin Laden, definendo le accuse lanciate dal segretario di stato americano Colin Powell ”menzogne a cui nessuno crede”. La partita passa ora ai supplementari dei quali devono essere fissati metodi e scadenze. Domani, con il discorso sullo stato dell’unione del presidente americano George Bush, sapremo se ci sara’ anche il golden gol. Se cioé la Casa Bianca si riserva comunque il diritto di considerare conclusi – in qualsiasi momento – i tempi delle ispezioni e passare all’azione militare. Ipotesi questa evocata oggi da una fonte di Washington secondo la quale bisognera’ pur decidere in tempi brevi quando dire basta ”agli inganni di Saddam”.


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