Cultura

Iraq: il Papa a Bush, “guerra sarebbe ingiusta e llegale”

Il cardinale Pio Laghi ha portato una lettera personale del Papa al presidente George W. Bush ed un messaggio morale e spirituale al resto dell'America.

di Redazione

Ha portato una lettera personale del Papa al presidente George W. Bush ed un messaggio morale e spirituale al resto dell’America. Il cardinale Pio Laghi in 72 ore di permanenza a Washington non ha perso occasione per ribadire che una guerra all’Iraq, nelle circostanze attuali, ”sarebbe ingiusta e illegale”. Nei suoi incontri con il presidente Bush e il segretario di stato Colin Powell, nelle numerose conferenze stampa, nell’Omelia della Messa celebrata ieri a Washington, in decine di interviste televisiva, l’inviato del Papa non si e’ stancato di insistere per una soluzione pacifica della crisi irachena. Sottolineando che, in ogni caso, ”una decisione sull’uso della forza militare potra’ essere presa solo nell’ambito delle Nazioni Unite” e sempre considerando le ”gravi conseguenze” che una guerra potrebbe arrecare alla popolazione irachena. Il cardinale Laghi ha usato, soprattutto nel suo colloquio alla Casa Bianca col presidente Bush (al quale ha assistito anche il consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleezza Rice) e nel colloquio odierno con Colin Powell, anche argomentazioni politiche: una guerra in Iraq potrebbe solo aumentare la instabilita’ del Medio Oriente e ”aumentare il golfo tra Islam e Cristianesimo”. Il presidente americano ha replicato che il mondo, senza Saddam Hussein, ”sarebbe un posto migliore, piu’ pacifico e piu’ libero”. Per quanto riguarda un aumento della divisione tra Islam e Cristianesimo Bush – hanno riferito fonti della Casa Bianca – ha detto di non essere d’accordo, facendo l’esempio della ricostruzione dell’Afghanistan e in particolare dei bambini afghani ”che sono tornati adesso a frequentare le loro scuole grazie anche agli sforzi degli americani”. Bush ha respinto l’accusa che quella all’Iraq sia una guerra immorale, ribadendo la sua posizione che ”sarebbe molto piu’ immorale consentire a Saddam Hussein di armare i terroristi che vogliono attaccare l’America”. Nelle sue dichiarazioni pubbliche il cardinale Laghi ha evitato di premere sull’argomento della immoralita’ della guerra osservando che questo ”implica un giudizio sulle intenzioni e sulla cattiva coscienza” dei responsabili, sottolineando piuttosto la necessita’ che una guerra eventuale debba essere avallata in ogni caso dalle Nazioni Unite. La risonanza data dai media americani alla missione del cardinale Laghi e’ una testimonianza del peso e dell’influenza della autorita’ morale di Giovanni Paolo II. E dell’importanza della comunita’ cattolica negli Stati Uniti, di cui fanno parte oltre 60 milioni di persone, circa un quarto del voto totale delle elezioni presidenziali del 2000). Una comunita’ cattolica che e’ apertamente divisa tra la fedelta’ al messaggio di pace del Papa e l’appello al patriottismo del presidente Bush. La missione del cardinale Laghi a Washington e’ avvenuta in un momento delicatissimo. L’inviato del Papa ha visto ieri Bush alla Casa Bianca poco dopo il ‘vertice di guerra’ del presidente americano con i suoi vertici militari per mettere a punto il piano d’attacco all’Iraq. E l’incontro odierno con Powell si e’ svolto poco prima della partenza del segretario di stato per New York, dove giochera’ alle Nazioni Unite le ultime carte americane per convincere i membri del Consiglio di Sicurezza ancora indecisi ad appoggiare la nuova risoluzione presentata dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, che sancirebbe il permesso dell’Onu all’attacco militare contro l’Iraq. Una situazione che sembra lasciare spazio a pochi spiragli di ottimismo per chi ancora cerca di impedire la guerra. Ma il cardinale Laghi ha detto di ”continuare a sperare”. ”La pace e’ sempre possibile – ha detto – la pace puo’ essere raggiunta anche nei momenti piu’ bui”.


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