Mondo

Iraq: il grano glielo fornisco io, no tu no

L'affare alimentare a Baghdad fa litigare americani e australiani

di Gabriella Meroni

Una disputa sulle forniture di grano all’Iraq sta causando gravi tensioni nelle relazioni fra gli Usa e l’Australia, suo principale alleato militare insieme alla Gran Bretagna nell’attacco contro Baghdad. L’ente rappresentativo dei produttori di grano degli statunitensi, lo Us Wheat Associates (Uswa), ha accusato l’ente nazionale d’esportazione granaria Australian Wheat Board (Awb) – che ha subito respinto le accuse come ”grottesche” – di aver pagato tangenti a funzionari iracheni. La Uswa in una lettera di due giorni fa al segretario di stato Usa, Colin Powell, ha sostenuto che i prezzi pagati per il grano australiano nell’ambito del programma ‘cibo in cambio di petrolio’ delle Nazioni Unite, erano stati gonfiati. Il che – secondo i produttori di grano Usa – indicherebbe che parte della somma fosse riservata alle tasche di esponenti del passato regime di Baghdad, se non della stessa famiglia di Saddam Hussein. La lobby Usa ha chiesto che i contratti australiani con l’Iraq siano rinegoziati. Il ministro australiano del Commercio, Mark Vaile, ha reagito con indignazione alle accuse, ricordando che tutti i contratti con l’Iraq sono stati esaminati minuziosamente dalle Nazioni Unite. Dal canto suo il portavoce del Wheat Board australiano, Peter McBride, ha descritto le accuse come ”disgustose” ed il fatto che siano state presentate a Colin Powell, come ”un indice della disperazione dei produttori di grano americani, pesantemente sussidiati”. L’Australia fornisce attualmente circa due terzi del fabbisogno iracheno di grano, pari a circa 66 milioni di euro l’anno. I prezzi pagati all’Australia per il grano non sono diminuiti dopo l’invasione da parte della coalizione.


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