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Iraq: il governatore italiano si dimette, “Gli Usa hanno sbagliato tutto”

"A mio avviso soltanto un nuovo scenario internazionale gestito dall’Onu e con un ruolo particolare dell’Europa può tentare di migliorare la situazione", dice Marco Calamai

di Paul Ricard

Marco Calamai consigliere speciale del governatore di Nassiriyah John Bourne, si è dimesso dall’incarico. Ha rimesso il mandato al ministro degli esteri per ?dissenso profondo sulla politica della ricostruzione e sull’avvio della transizione verso la democrazia?. A suo giudizio l’Onu e l’Europa dovrebbero avere un peso maggiore nel processo. ?Temo una gigantesca Somalia?, ha detto. ?L’attentato del 12 novembre ? argomenta ? ha definito il quadro. E’ la conseguenza di una politica sbagliata fin dall’inizio e di una sottovalutazione del fenomeno terroristico e anche della complessa struttura sociale dell’Iraq?. Il giorno dopo la strage se n’era andato anche il responsabile della sanità Giuseppe Gibiino. Ieri la sede dell’Autorità provvisoria per la coalizione è stata evacuata per un allarme bomba. Improvvisamente a tarda notte la città è sprofondata nel buio più totale: poi ci sono state due esplosioni una in periferia e l’altra a Kal at Sukhar. Accuse pesanti all?intero apparato di governo messo in piedi all?amministrazione Usa in Iraq. Parole ancora più inquietanti perché non vengono da un nostalgico del regime di Saddam o da un estremista anti americano, ma da un maturo signore, scelto dal ministero degli Esteri italiano per fare da governatore ombra dell?area dove sono impegnati i quasi 3.000 soldati del nostro contingente. Marco Calamai, consigliere speciale dell?”Autorità Provvisoria della Coalizione” (Cpa) della provincia di Dhi Qar, ha deciso di sbattere la porta e di dimettersi. “Ho maturato un profondo dissenso verso la politica della coalizione”, ha esordito davanti ai giornalisti. Le sue spiegazioni aprono un punto di vista nuovo nell?analisi della crisi post bellica irachena e anche sui possibili canali di alimentazione della violenza. Una fotografia inedita visto che le uniche fonti disponibili sull?economia irachena vengono dall?interno della amministrazione provvisoria e parlano tutte di miglioramento della situazione generale (sicurezza esclusa). Invece no. Calamai, che fino a ieri faceva parte di quello stesso esperimento politico, dà un?immagine completamente diversa. “L?autorità provvisoria – sostiene l?ormai ex “governatore” Calamai – semplicemente non funziona. Non è né carne né pesce. I progetti di ricostruzione promossi e finanziati hanno dato risultati praticamente nulli. Il reddito degli iracheni è sceso dalla fine della guerra e da Bagdad – dall?ufficio del rappresentante di Washington Paul Bremer, ndr – è arrivato l?ordine di licenziare. Nella sanità e nella scuola, per esempio, molti contratti andati in scadenza non sono stati rinnovati per ordine di Bremer a causa di sedicenti problemi di bilancio. I soldi invece ci sarebbero. Qui a Dhi Qar, nella provincia dove sono dislocati i soldati italiani, ci sarebbe stata la teorica disponibilità di 400 mila dollari al mese. Ma a causa dell?organizzazione farraginosa della Cpa ne sono stati spesi solo una minima parte”. Più risultati ha dato lo sforzo del contingente militare italiano, che con meno fondi, è “riuscito però a portare a termine una serie di piccoli progetti”. “Rispetto a questo tentativo americano si è comportato decisamente meglio l?Onu in Kosovo – giudica Calamai -. In Iraq è stato abolito uno Stato, ma non ne è stato formato un altro”. Le conseguenze della gestione Bremer che il rappresentante italiano bolla come fallimentare sono “delusione, disagio sociale e rabbia”. Sentimenti sui quali “il terrorismo può attecchire più facilmente”. “A mio avviso soltanto un nuovo scenario internazionale gestito dall?Onu e con un ruolo particolare dell?Europa può tentare di migliorare la situazione che ritengo comunque gravemente compromessa. Ci vuole una svolta radicale rispetto alla politica fin qui perseguita dagli Usa”.


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