Famiglia

Iraq: i religiosi americani, Novak non ci rappresenta

I superiori degli ordini religiosi esprimono il loro dissenso all'ambasciatore Usa presso la Santa Sede, che ha invitato il teologo Novak a parlare di "guerra giusta"

di Gabriella Meroni

”Ogni azione militare contro l’Iraq in questo momento non è moralmente giustificabile”. Lo ripete la Conferenza dei Superiori Maggiori statunitensi (Cmsm) in una netta presa di posizione attraverso una lettera inviata all’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Jim Nicholson, per esprimere preoccupazione a motivo dell’invito rivolto dall’ambasciatore al teologo Michael Novak a presenziare a un incontro oggi a Roma. La lettera, porta in calce una lunga serie di firme, e le prime sono quella del Presidente della Cmsm, padre Canice Connors, seguita da Dave Robinson Coordinatore nazionale di Pax Christi. Dal testo della lettera diffuso dal sito dei Religiosi ”Vidimus Dominum”, si apprende che nel mirino dei superiori maggiori degli Stati Uniti c’è, oltre alla preoccupazione per la guerra contro l’Iraq, anche l’appuntamento fissato per oggi a Roma. Per questo pomeriggio, infatti, l’ambasciata Usa presso la Santa Sede ha organizzato un dibattito che vede come ospite di rilievo il teologo cattolico Michael Novak, che parlerà sul tema della ”guerra giusta”. Novak, – rileva il sito Vidimus Dominum – ben conosciuto negli ambienti conservatori statunitensi, è un sostenitore della legittimità dell’intervento armato contro l’Iraq da un punto di vista cattolico. E a quanto pare la sua presenza a Roma fa parte di una ”offensiva diplomatica” per portare la Santa Sede su posizioni meno pacifiste. Dagli Stati Uniti, i superiori della Cmsm scrivono all’ambasciatore Nicholson proprio su questo tema. ”Noi abbiamo letto notizie sconcertanti sul fatto che avete chiamato un teologo statunitense per incontrare dei rappresentanti della Santa Sede per dare una giustificazione morale all’attuale preparazione per la guerra contro l’Iraq”. In questi mesi ”l’amministrazione ha continuato a prepararsi per la guerra facendo pressioni sulla comunità internazionale per avere il suo sostegno”. Nella prima parte della lunga lettera, i religiosi sottolineano che ”come responsabili delle organizzazioni cattoliche, degli Ordini religiosi, teologi, educatori e operatori pastorali, noi abbiamo riflettuto sulla situazione attuale alla luce della ricca tradizione dell’insegnamento sociale e delle nostre esperienze pratiche. La nostra riflessione, guidata dalle chiare e pregnanti prese di posizione dei nostri capi religiosi, compreso il Papa, ci ha portato a concludere che ogni azione militare contro l’Iraq in questo momento non è moralmente giustificabile” e che ”non sono state esplorate le alternative diplomatiche e pacifiche”.


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