Welfare

Iraq e Cuba: giornalisti vade retro

Secondo il Committee to Protect Journalists sono i due Paesi con meno libertà di stampa. Alle loro spalle Zimbabwe, Turkmenistan, Bangladesh, Cina, Eritrea, Haiti, Gaza e la Cisgiordania e la Russia

di Stefano Arduini

L’Iraq e’ il luogo peggiore al mondo per i giornalisti, con 25 esponenti dei media uccisi da quando un anno fa la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha invaso il paese. Nello stesso tempo, l’offensiva contro la liberta’ di stampa lanciata lo scorso anno dal regime di Fidel Castro rende l’isola dei Caraibi il secondo posto piu’ pericoloso per chi lavora nei media. Le indicazioni provengono dall’annuale classifica dei dieci luoghi peggiori per i giornalisti, diffusa a New York dal Committee to Protect Journalists (Cpj), in occasione della Giornata mondiale per la liberta’ di stampa. Dietro a Iraq e Cuba, il Cpj ha collocato Zimbabwe, Turkmenistan, Bangladesh, Cina, Eritrea, Haiti, Gaza e la Cisgiordania e la Russia. ”In tutti questi luoghi – ha detto Ann Cooper, direttore esecutivo del Cpj – riferire le notizie e’ un atto di coraggio e di convinzione. Il giornalismo e’ essenziale per aiutare tutti quanti a capire gli eventi che danno forma alle nostre vite, e il nostro desiderio e bisogno di informazione non puo’ essere eliminato dalla violenza e dalla repressione”. In Iraq, secondo il Cpj, sono morti 12 giornalisti solo nei primi mesi del 2004, tutti quanti iracheni. La stampa inoltre e’ sottoposta a rischi legati a banditismo, sparatorie e attentati. I reporter stranieri sono particolarmente esposti ai pericoli. Otto giornalisti sono stati rapiti nel 2004 e in tutti i casi sono stati rimessi in liberta’. Almeno sette e forse nove giornalisti risultano essere stati uccisi dal fuoco americano. A Cuba, la situazione e’ resa grave dall’arresto e dalle condanne a lunghe detenzioni nel 2003 per 29 giornalisti. La stampa indipendente e’ stata decimata – accusa il Cpj – e i giornalisti in cella risultano sottoposti a molestie, umiliazioni e torture psicologiche, vivono in isolamento e ricevono cibi avariati e scarsa assistenza medica.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA