Cultura

Iraq: dopo Bush, il card. Laghi incontra Powell

L'incontro con il segretario di Stato questa sera. La diplomazia vaticana continua i suoi sforzi per evitare l'intervento americano contro gli iracheni

di Daniela Romanello

L’inviato del Papa, il cardinale Pio Laghi, incontrerà quest’oggi, alle 13.30 di Washington (ore 19.30 italiane), il segretario di Stato Usa, Colin Powell. Sarà un ulteriore passo per convincere l’amministrazione Usa a desistere dall’attacco contro l’Iraq. “Devo riflettere su quello che ci siamo detti ieri con il presidente Bush. Non so se si sia aperto uno spiraglio. Devo capire se sia luce verde o gialla o rossa”, ha dichiarato ieri il cardinal Laghi durante la conferenza stampa svoltasi al termine dell’incontro con il presidente americano, conferenza stampa che si è svolta presso l’International presse center e non alla Casa Bianca per “indisponibilità” dell’amministrazione americana. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinal Laghi ha ribadito l’obiettivo del suo viaggio: “Sono venuto qui con un mandato preciso, il mandato straordinario del Santo Padre, per denunciare il gravissimo rischio di ricadere in una situazione di guerra. La preoccupazione del Pontefice e’ il riflesso della preoccupazione di milioni di persone”. Sul contenuto della lettera personale di Giovanni Paolo II a George W. Bush, l’inviato del Papa ha reso noto solo la parte finale: ”Le assicuro, signor presidente, che sto pregando per lei e per l’America e che, nelle mie preghiere, chiedo al Signore di ispirarla nella ricerca della pace”. “Il Papa”, ha ancora detto il cardinale, “sta facendo tutto quanto è possibile perché si scelga la via della pace. A tal riguardo la posizione del Vaticano e’ articolata su due fronti: primo, il governo dell’Iraq deve collaborare e rispettare tutti gli obblighi relativi ai diritti umani e al disarmo sotto l’egida delle risoluzioni Onu. Secondo, questi obblighi devono essere perseguiti nel tempo e sempre nell’ambito delle Nazioni Unite. La Santa Sede e’ convinta che ci siano ancora delle vie per la pace che possono essere intraprese grazie alla cooperazione di organi e istituzioni internazionali, la cui esistenza e’ preposta proprio per perseguire questo scopo. In ogni caso, un’eventuale decisione di intervento militare puo’ essere intrapresa solo nell’ambito delle risoluzioni Onu. Comunque sia la guerra non farebbe altro che aggravare la situazione nell’area del medio oriente. La sofferenza del popolo dell’Iraq e di chi e’ coinvolto in operazioni militari sono solo due degli aspetti negativi di un eventuale attacco, che comporterebbe maggiore instabilita’ anche nel rapporto di convivenza tra Islam e Cristianesimo. Voglio sottolineare che c’e’ una grande unita’ su questo problema tra la Santa Sede, il clero statunitense e il clero di tutto il mondo”. “Ero giunto a Washington con la grande speranza che ci sia ancora la possibilita’ di salvare la pace, perche’ la pace e’ la piu’ nobile impresa umana. E sono ottimista. La speranza è l’ultima a morire. Bisogna vedere se il messaggio che io ho portato da parte del Santo Padre venga interpretato da Bush in un certo modo”, ha concluso il cardinal Laghi dichiarando poi nel botta e risposta con i giornalisti che “per fare la pace ci vuole tempo. Ma io ho l’impressione che il presidente abbia fretta”.


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