Cultura

Iraq: domani Annan dal Papa

Prosegue l'attività diplomatica della Santa Sede. Non si esclude un messaggio di Giovanni paolo II a Bush

di Paul Ricard

Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, varchera’ domani nel tardo pomeriggio il portone di bronzo vaticano per incontrare il Papa, in un momento particolarmente delicato e fluido della crisi irachena e di intensa attivita’ della diplomazia della Santa Sede: Annan arriva dopo Aziz e dopo che il Papa avra’ avuto dal card. Etchegaray la relazione sulla sua missione da Saddam Hussein. Annan giungera’ a Roma da Bruxelles, dove oggi ha partecipato al vertice straordinario della Ue, convocato anche per ribadire la centralita’ del ruolo delle Nazioni Unite nella gestione del disarmo del regime di Bagdad. Al Papa spieghera’ quali potranno essere le prossime mosse del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e quali margini di manovra ci sono ancora per evitare una guerra che la superpotenza americana sembra intenzionata ad ingaggiare nelle prossime settimane contro il rais iracheno, anche a costo di procedere al di fuori della copertura degli organismi internazionali. Giovanni Paolo II, da parte sua, mettera’ a disposizione di Annan l’esito del colloquio da lui avuto venerdi’ scorso con il vice primo ministro iracheno, Tarek Aziz, e i risultati della missione compiuta a Bagdad dal suo inviato speciale, il cardinale francese Roger Etchegaray. Sabato scorso, il porporato, che rientra stasera a Roma, ha avuto un incontro di circa un’ora e mezzo con Saddam Hussein, da cui e’ uscito moderatamente ottimista. ”Fra le grandi nubi che si sono addensate in questi tempi – ha detto Etchegaray in una dichiarazione resa nota stamane dalla Sala Stampa vaticana – c’e’ una piccola schiarita. Ma che nessuno abbassi le braccia. La nuova e breve tregua che e’ stata data, deve essere utilizzata da tutti a tempo pieno e in uno spirito di fiducia reciproca per rispondere alle richieste della comunita’ internazionale. Il piu’ piccolo passo di questi prossimi giorni ha il valore di un grande salto verso la pace”. Il 28 febbraio gli ispettori dell’Onu dovranno tornare a riferire al Consiglio di Sicurezza a New York sulle ultime ed ulteriori verifiche effettuate sullo stato del disarmo iracheno. E la diplomazia vaticana, insieme a quelle di altri paesi, tra cui la Francia e la Germania, si e’ impegnata con tutte le sue forze in una corsa contro il tempo, per convicere Saddam Hussein ad accettare senza riserve o inganni la risoluzione 1441 dell’Onu. Nello stesso tempo, la Santa Sede si starebbe muovendo anche sul versante opposto. ”Contatti ad alto livello”, ma non meglio specificati, ci sono stati in questi giorni tra il Vaticano e gli Stati Uniti e non e’ escluso che il Papa possa inviare un nuovo messaggio al presidente George W. Bush, chiedendogli piu’ tempo e rispetto delle decisioni Onu. Giovanni Paolo II non nasconde la sua profonda preoccupazione per gli effetti devastanti che una guerra contro l’Iraq potrebbe avere in termini umanitari e politici. Ne ha parlato personalmente con il ministro degli esteri tedesco Fischer, con lo stesso Tarek Aziz, e certamente lo fara’ domani anche con il segretario dell’Onu Kofi Annan. Tanto piu’ che se gli Stati Uniti decidessero di agire senza un’autorizzazione internazionale, cio’ segnerebbe una crisi drammatica per l’organizzazione delle Nazioni Unite, ne delegittimerebbe un ruolo di cui il Vaticano si e’ fatto sempre strenuo difensore. Kofi Annan ha preoccupazioni simili a quelle del Papa e della diplomazia pontificia ma deve tener conto anche degli equilibri di forza all’interno del Palazzo di Vetro. Ripete in questi giorni che la guerra va evitata, ma sta gia’ organizzando la task force delle Nazioni Unite per far fronte a dieci milioni di iracheni affamati e a due milioni e mezzo di rifugiati, in previsione di un attacco statunitense a Bagdad.


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